Kore, antica dea greca, è figlia di Demetra, dea della Terra e vive con la madre per una parte dell’anno, mentre trascorre l’altro periodo negli Inferi con lo sposo, che l’aveva rapita . I mesi invernali corrispondono alla scomparsa di Kore, quelli primaverili al suo ritorno: Demetra e Kore, madre e figlia, costituiscono la coppia primordiale di un’unica divinità femminile, la Grande Dea, che assume diversi aspetti per simboleggiare l’incessante ciclo della vita attraverso le fasi della nascita, della morte e della rigenerazione. Il mito, secondo Luce Irigaray,[1] è più complesso : parla dell’ordine simbolico della Madre sconfitto e di una interruzione della genealogia femminile sopraffatta dall’ordine patriarcale. Il tema centrale del mito[2] è la potenza materna iscritta nell’intera natura.
Alla figura di Kore si ispira il gruppo MCE costituitosi negli anni ‘90 allo scopo di approfondire la ricerca sui temi del femminile nei suoi riflessi educativi fondendo il patrimonio pedagogico-culturale del MCE con quello delle donne.
Riprendendo la ricerca sulla pedagogia della Differenza Sessuale ( anni ’80) ci siamo proposte di rivisitare i saperi “neutri” per costruire un nuovo sapere sessuato di donne e di uomini. Non si tratta di proporre la separatezza, ma di esplicitare una presenza di un pensiero che sveli il dominio del falso neutro maschile. Nella ricerca utilizziamo la circolarità dei percorsi: formazione personale/formazione professionale, vissuto personale/ esperienze didattiche, elaborazione dei percorsi/ senso della vita.
Abbiamo ricercato l’autenticità attraverso la decostruzione delle stereotipate forme di identità di genere Maschio/Femmina, che non devono costituire una gabbia, ma un percorso di ricerca per entrambi i sessi portando le donne a “riconoscersi come essere umani completi, non più bisognosi di approvazione da parte dell’uomo” e gli uomini a liberarsi dalle costrizioni sociali di ruolo, ponendo l’accento sulla relazione e sulle differenze .
Abbiamo cercato di leggere la realtà storica e sociale non dal punto di vista della storiografia tradizionale, ma da quello complesso della Teoria della Trasformazione Culturale: la prima usa prevalentemente categorie economiche e politiche , la seconda, in una visione sistemica, abbraccia la totalità del cammino umano con un’attenzione agli uomini e alle donne nelle loro concrete esperienze. E’ la tensione dialettica tra due modelli basilari a determinare identità e ruoli dei sessi: il modello dominioècentrato su separazione-competizione-controllo, il modello partnership è fondato su correlazione-pariteticità-esaltazione della vita. Le culture orientate verso il primo sono caratterizzate da una forte gerarchizzazione, con le donne in posizione di inferiorità, un alto tasso di conflittualità e violenza, rigide regole sociali; quelle orientate verso il secondo hanno maggiore disponibilità alla creatività e al cambiamento, organizzazioni sociali più democratiche, maggior empatia verso la natura.
Se la rivisitazione storico- antropologica delle società del passato e del presente ha evidenti conseguenze sull’insegnamento dell’area disciplinare, la riflessione sui modelli culturali può portarci a capire come essi interagiscano, contrapposti ma coesistenti, in ognuna ed ognuno di noi. La nostra ricerca è volta a:
· rendere consapevole ogni insegnante del complesso processo costitutivo della soggettività sessuata
· riconoscere il ruolo della presenza simbolica femminile, anche all’interno delle società patriarcali , nella formazione dell’identità umana, femminile e maschile
· giungere ad una nuova percezione dei valori nell’ottica della partnership, ovvero la costruzione di rapporti evoluti autentici fra i sessi nella consapevolezza della differenza.
Le nostre proposte
I nostri incontri sono caratterizzati da pratiche del M.C.E e del movimento delle donne:
· “partire da sé” in relazione alle altre e agli altri, come buona pratica di parola e di ascolto
· ricercare una conoscenza integrata alle emozioni
· privilegiare la presenza e la cura
· vigilare sui problemi connessi all’autorità e al potere
· riconoscere i valori nell’ottica della partnership Maschio/Femmina
· coltivare una nuova forma di spiritualità femminile, non separata dal corpo e dalla natura
· prestare attenzione alla ricerca di alcuni gruppi maschili nella direzione del superamento
dei rapporti di potere fra i sessi
Le nostre proposte didattiche si sono intrecciate con i laboratori formativi a livello adulto, ( v. Abitare il mondo al femminile [3]) secondo i filoni:
Corpo ed emozioni per educare alla differenza
Promuovere i processi di trasformazione dei ruolo maschili e femminili anche nella scuola, superando la tradizione di neutralità che, a partire dal linguaggio, equipara tutto al maschile considerato “universale”. Il dialogo fra maschi e femmine nelle classi miste è un’occasione preziosa di maturazione superando l’alternanza di rifiuto e di attrazione. Possiamo educare ragazze e ragazzi a seguire la propria indole, a riconoscere desideri e ripulse, a stabilire relazioni sincere e aperte predisponendo laboratori di psicomotricità, immaginazione guidata, narrazione e altre attività espressive.
Il corpo è “un laboratorio nel laboratorio” attraverso un percorso che parte dalla consapevolezza di sé, della propria specificità e appartenenza femminile, per aprirsi all’incontro con un’altra appartenenza, quella al genere maschile. Abbiamo trovato la voce e le parole per dirlo, la grammatica delle emozioni attraverso il canto e la scrittura. Con voce arcaica e nuova insieme è affiorata la lingua materna che aspira a far comprendere il senso del parlare.
Generi, regole sociali e cittadinanze
Esiste un modo di abitare il mondo, di vivere la cittadinanza, nel nostro Paese, che dà spazio alle donne e permette loro di realizzare la propria libertà? La risposta non può essere univoca, dipende dall’appartenenza ad una determinata generazione, dalla storia familiare, dalle esperienze professionali…. Abbiamo riflettuto sull’argomento dandoci il tema”Quando mi sono sentita cittadina….”
Abbiamo sperimentato un viaggio nelle tappe della vita nostra e di donne migranti con i loro riti di passaggio, riconoscendo tracce di culture femminili in diversi continenti attraverso la pratica della tessitura e la lettura dei miti a essa inerenti. Abbiamo portato nelle classi uomini e donne migranti portatori di una cultura artigianale che aiuta a comprendere i legami interculturali fra i vari popoli. I docenti migranti hanno lavorato con i docenti delle classi proponendo laboratori sulla tessitura, sull’arte del tappeto, sulla musicalità africana, sulla la danza dello Sri-lanka .
Storia, antropologia e archeologia
Le culture neolitiche hanno offerto le testimonianze di una percezione della realtà e di una condizione della donna profondamente diverse rispetto alle tradizioni patriarcali successive, che pure ne hanno conservato tracce sbiadite. I miti, l’archeologia, la letteratura (ad es. le tragedie greche), gli adattamenti delle religioni monoteiste ai culti precedenti, le tradizioni popolari, le feste e i luoghi sacri, la toponomastica rivelano una resistenza continua e tenace dell’antica cultura contro un modello sociale fondato sul dominio e sulla scissione. Questo scontro ha attraversato la storia dell’umanità ed è nostro compito farlo vedere, realizzando laboratori a livello adulto ed esperienze didattiche con le classi . [4]
Marina Martignone ( M.C.E. Genova)
[1] Lucy Irigaray, Sessi e genealogie, La tartaruga, pag. 151 e segg.
[2] Adriana Cavarero Nonostante Platone, Editori Riuniti, pag.61
[3] Annalisa Busato Sartor (a cura di) Abitare il mondo al femminile, edizioni Junior, 2009
[4] Marina Martignone , Paola Parodi Educazione e modelli culturali, Cooperazione educativa N°2 anno 2004,
ed.Junior