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Inviato da Claude Beaunis il 31/03/13 – 22:51

 

L’IMPEGNO EDUCATIVO, PEDAGOGICO, SOCIALE E POLITICO DEGLI EDUCATORI FREINET E DEL MOVIMENTO INTERNAZIONALE DELLA SCUOLA MODERNA PER LA DIFESA DEI DIRITTI DEL BAMBINO E PER UNA DEMOCRAZIA PARTECIPATIVA

 

 

 

Jean Le Gal1

 

 

 

La democrazia partecipativa è divenuta uno dei temi principali di riflessione e d’azione per il Movimento internazionale della scuola moderna e un impegno educativo, sociale, politico per gli educatori Freinet.

 

L’impegno si inscrive nella nostra storia, nella nostra filiazione con i pionieri delle scuole nuove, della scuola socialista e dell’educazione libertaria, Paul Robin in Francia, Francisco Ferrer in Spagna, Paul Geheb in Germania, Janusz Korczack in Polonia, Makarenko e Pistrak nell’Unione sovietica, Neill a Summerhill e molti altri di cui dobbiamo ancora scoprire tutta la ricchezza delle creazioni istituzionali ed educative. Tutti questi pionieri considerano il bambino come persona la cui dignità, gli interessi e i bisogni devono essere rispettati. Essi riconoscono loro la capacità di esercizio di libertà e di partecipare alle decisioni che li riguardano.

 

Freinet nel 1939 scrive in ‘La scuola a servizio dell’ideale democratico’, testo preparatorio al Congresso europeo della Lega internazionale dell’educazione nuova:

 

L’ideologia totalitaria si basa sul complesso d’inferiorità delle grandi masse che cercano un maestro e un capo. Noi sosteniamo che il bambino e l’uomo sono in grado di organizzare da sé la propria vita e il proprio lavoro per il massimo vantaggio di tutti.2

 

Il principio di capacità è oggi un principio fondamentale della democrazia partecipativa, perché è su tale principio che si fonda la necessaria suddivisione di poteri tra gli eletti e i cittadini nella città, fra gli adulti e i bambini nelle istituzioni educative. In uno studio del 1991 del Consiglio nazionale delle città e dello sviluppo urbano3, il sociologo Dan Ferrand-Bechmann rileva che ‘ogni essere umano è in grado di criticare e di gestire il suo contesto di vita, le infrastrutture e i servizi’.

 

Ma è difficile per un eletto a cui è stata attribuita una responsabilitàconnessa alle sue competenze, a un tecnico esperto nel suo ambito, accettare tale principio e sottomettere le sue decisioni a delle contestazioni. Non solo deve accettare di condividere il proprio potere ma ora gli viene anche chiesto di stimolare l’iniziativa dei cittadini e di rinforzare la loro capacità di azione, di negoziazione, di assunzione di decisioni attraverso delle azioni che siano per loro motivanti.

 

Quando sono in questione dei bambini, spesso considerati irresponsabili e incapaci di scelte mature, è difficile anche per gli insegnanti, gli educatori, gli animatori, le cui competenze professionali sono certificate da un diploma, considerare le loro opinioni e le loro proposte pertinenti e degne di essere ascoltate. Tuttavia è in base a un tale convincimento, storicamente, che dei pedagogisti progressisti e rivoluzionari hanno organizzato democraticamente le comunità di cui erano responsabili, così che i ragazzi potessero partecipare, come individui e come gruppi, alla gestione della vita sociale, delle attività e degli apprendimenti, ed esercitare delle responsabilità per la realizzazione delle decisioni prese, inclusa la gestione della giustizia in seno alla comunità. Ferrière parla di ‘bambini-cittadini’ nel 1921 in ‘L’autonomia degli scolari nelle comunità infantili’ in cui presenta diverse esperienze di ‘scuole nuove’4. Per esempio nella ‘libera comunità scolastica’ di Odenwald, creata da Paul Geheeb in Germania, prima della prima guerra mondiale, la scelta dei corsi da seguire è lasciata all’allievo che regola tali scelte a seconda delle sue preferenze, dei suoi studi precedenti, dello scopo che persegue e degli esami che vuol preparare. I gruppi di studio rendicontano ogni mese, davanti all’assemblea generale, il loro lavoro. L’assemblea generale, composta da alunni, insegnanti e personale, si riunisce ogni settimana, presieduta da un alunno. Essa presiede a tutta l’organizzazione collettiva. Si discute anche dell’attualità politica, dei problemi economici, di questioni di psicologia e di filosofia. All’indomani della rivoluzione, in Unione sovietica l’innovazione educativa e pedagogica ferve, sostenuta da Nadeja Krupskaja, moglie di Lenin, che per prima ha parlato di autogestione pedagogica. Nelle esperienze di Pistrak e di Makarenko, le assemblee generali discutono di tutte le problematiche concernenti la vita della collettività. Davanti ad esse i bambini e gli adulti rispondono delle loro azioni allorché non rispettano le regole che garantiscono ad ognuno il rispetto della propria persona e dei propri diritti e il buon funzionamento della comunità infantile. Pistrak, nella sua opera, 5 presenta delle riflessioni sull’autoorganizzazione degli alunni e sulla giustizia a scuola. Korczak 6, il cui nome è associato alla lotta per i diritti del bambino, nella casa dell’orfano, fondata nel 1912 a Varsavia, i bambini eleggono un Parlamento di 20 deputati. Lo chiama ‘consiglio di autogestione’. Per affrontare le proteste, crea un Tribunale delle controversie, composto da 5 giudici estratti a sorte fra i ragazzi dai 12 ai 14 anni. Lui stesso risponde delle sue trasgressioni alle leggi della comunità a questo tribunale. Il problema della giustizia nella scuola o della disciplina è dibattuto da oltre un secolo dagli educatori impegnati nella costruzione di una scuola democratica. 7

 

I due interrogativi: ‘gli insegnanti devono rispondere dei loro atti trasgressivi agli alunni?’ e ‘i ragazzi devono poter partecipare all’applicazione delle regole?’ sono più che mai attuali nelle collettività fondate su una partecipazione democratica degli alunni. Far giudicare un ragazzino dai suoi coetanei è un principio che suscita perplessità e controversie. Mentre nelle classi cooperative questa è una pratica abituale, ho constatato che le scuole dove ci sono dei consigli di delegati o delle forme assembleari esitano a mettere in pratica questo principio.

 

Ma quando i ragazzi partecipano all’elaborazione delle regole si pone in ogni caso il problema delle trasgressioni: chi ha il potere di intervenire e come? Chi deve occuparsi delle infrazioni? Quali le procedure disciplinari e le eventuali sanzioni? Chi giudicherà gli atti trasgressivi degli adulti?

 

 

 

Freinet, ferito fisicamente e moralmente dalla guerra 14-18, e deciso a mettere a punto un’altra educazione fondata sui valori di pace, di solidarietà, di cooperazione, di rispetto delle persone e dei loro diritti, scopre le esperienze dei pionieri dell’educazione libertaria, delle scuole nuove e della scuola socialista 8. Poco a poco costruisce con i suoi compagni, in situazioni istituzionali, materiali e politiche difficili, la Scuola Moderna francese 9. I suoi articoli nella rivista ‘L’école emancipée’ mostrano il suo proposito di costruire una scuola popolare cooperativa nella quale i bambini del popolo possano acquisire i saperi che li renderanno più liberi, più autonomi, più consapevoli delle lotte in cui impegnarsi per una società giusta e libera; una scuola in cui potranno esprimersi liberamente, organizzare le loro attività, costruire i loro apprendimenti, partecipare a una comunità in cui vivere felici. Ma egli afferma anche che gli insegnanti che tentano di costruire un’altra scuola dovranno impegnarsi, al di fuori della scuola, per l’avvento di una società fondata sui principi e i valori sui quali essi fondano la loro pratica educativa. Lui stesso è un militante sociale, sindacale e politico.

 

Non comprendiamo che dei compagni facciano della nuova pedagogia senza preoccuparsi delle partite decisive che si giocano alle porte della scuola, ma non capiamo neppure gli educatori che si coinvolgono attivamente nell’azione militante ma che restano in classe loro dei tranquilli conservatori’ .

 

Per questo nel corso della nostra lunga storia il movimento della Scuola moderna ha inserito le proprie pratiche educative in una dimensione sociale e politica e si è impegnato, nel mondo, nelle lotte per difendere i nostri valori, i diritti dell’uomo e del bambino.

 

Così nel 1964, collegandoci con la corrente d’azione e di pensiero autogestionaria, in rapporto con i militanti del campo economico e politico, ci siamo chiesti: ‘come dare ai bambini maggior potere sulla loro vita, le loro attività, i loro apprendimenti? Come formarli a prendere nelle loro mani la loro vita, oggi e domani?

 

Nel maggio 1968, fedeli ai nostri principi, il nostro movimento si è impegnato con gli studenti e gli operai in lotta. 10

 

Passati dalla cooperazione all’autogestione, è logico che diveniamo, dentro e fuori la scuola, dei militanti della democrazia partecipativa, e che cooperiamo con quanti nel mondo lottano per essere padroni del loro destino e per costruire un’altra società.

 

Ed era logico che nella nostra azione educativa ci impegnassimo nel riconoscimento e nella difesa dei diritti dei bambini. Come per i pionieri che ci hanno preceduto, nulla ci autorizzava ad accordare ai bambini delle libertà e un potere sulla loro vita nella scuola. Le istituzioni che creiamo con loro non hanno legittimazione.

 

Le nostre scelte sono controcorrente rispetto alle rappresentazioni dell’infanzia e della sua educazione in società in cui l’obbedienza resta una virtù da coltivare. Le opposizioni erano quindi numerose. Era quindi necessaria la partecipazione a un Movimento attivo, ma occorreva anche, al di fuori della scuola, far riconoscere giuridicamente i diritti accordati ai bambini.

 

Nel 1957 al Congresso internazionale di Nantes l’ICEM adotta una Carta del bambino, inviata alle Nazioni Unite, che stavano lavorando alla Dichiarazione dei diritti del fanciullo.

 

L’articolo 15 recita: ‘I bambini hanno il diritto di organizzarsi democraticamente per il rispetto dei loro diritti e la difesa dei loro interessi.’

 

Ma la Dichiarazione adottata dalle nazioni Unite il 20 novembre 1959 non riconosce tale diritto.

 

Proseguendo nel suo impegno, l’ICEM, ad agosto 1983, all’Università di Nanterre organizza un importante convegno sui diritti e i poteri dei bambini e degli adolescenti, per riaffermare il diritto dei ragazzi ad esercitare delle libertà e ad una partecipazione autentica alla vita della scuola e della società. 11

 

Ma bisognerà attendere l’adozione della Convenzione internazionale dei diritti del bambino il 20 novembre 1989 perché ai bambini siano finalmente riconosciute le fondamentali libertà d’espressione, d’associazione, di riunione, di pensiero, di coscienza, di religione, e il diritto al rispetto della loro vita privata. Essi sono ormai delle persone la cui dignità deve essere rispettata e dei cittadini titolari di libertà e del diritto di dare il proprio parere su quanto li riguarda, di essere associati alle decisioni: ciò che il Consiglio d’Europa chiama il ‘diritto di partecipazione’, un diritto spesos sconosciuto o ignorato da coloro che ci governano e che hanno l’obbligo di far rispettare. Per questo il 13 marzo 2009 l’Assemblea del Consiglio d’Europa ha rivolto agli stati membri una raccomandazione notevole dal titolo ‘Promuovere la partecipazione dei bambini alle decisioni che li riguardano’. Nel primo capitolo si scrive: ‘L’assemblea parlamentare considera che il processo di condivisione delle decisioni che concernono la vita dell’individuo e quella della collettività nella quale vive è uno dei mezzi per costruire e misurare la democrazia in un paese: la partecipazione è un diritto fondamentale del cittadino e i bambini sono cittadini’.

 

Dal 1948 nell’articolo 21 la Dichiarazione Universale dei Diritti dell’uomo aveva stabilito che ‘Ogni persona ha diritto a prender parte alla direzione degli affari del proprio paese, sia direttamente, che attraverso i propri rappresentanti liberamente scelti.’

 

E’ l’affermazione che la democrazia non è solo rappresentativa e compito degli eletti, ma anche partecipativa: i cittadini hanno la capacità e la legittimità per partecipare alla definizione e alla difesa dell’interesse generale.

 

Una ‘CARTA-AGENDA MONDIALE DEI DIRITTI DELL’UOMO NELLA CITTA’’ 12 in via d’adozione ha per obiettivo di promuovere e rafforzare i diritti degli abitanti delle città nel mondo. Essa afferma che ogni essere umano ha le capacità di partecipare alle decisioni che lo riguardano. E’ la premessa per la messa in piedi di strutture, di azioni, di formazioni per consentire a ciascuno tale partecipazione alla vita della comunità.

 

Vi si afferma l’obbligo per la città di promuovere la partecipazione dei bambini: ‘Tutti gli abitanti della Città hanno diritto di partecipare ai processi politici e di gestione della loro città…La città riconosce la loro capacità di influire sulle decisioni politiche. Essa incoraggia l’esercizio dei diritti civili e politici individuali e collettivi di tutti gli abitanti e promuove la partecipazione dei bambini.’

 

Tale riconoscimento della cittadinanza del bambino fa leva sull’articolo 12 della Convenzione internazionale: ‘Gli stati parte garantiscono al bambino capace di discernimento il diritto ad esprimere liberamente la propria opinione su ogni questione che lo interessa; le opinioni del bambino devono essere prese in considerazione in rapporto alla sua età e al suo livello di maturità.’

 

E’ un articolo chiave in quanto implica una revisione totale dell’approccio tradizionale che vede i bambini destinatari passivi della protezione degli adulti. 13

 

Nel suo rapporto del 2003 sulla situazione dell’infanzia nel mondo, l’UNICEF ha richiamato l’attenzione internazionale sull’’importanza, la ragione, l’interesse e la fattibilità della partecipazione attiva dei giovani alla vita della famiglia, della scuola, della comunità, dello stato.’

 

L’UNICEF stima che ‘per essere autentica ed efficace, la partecipazione dei ragazzi passa per un cambiamento radicale delle forme di riflessione e dei comportamenti degli adulti, perché ciò suppone che gli adulti condividano con loro la gestione, il potere, la presa di decisione, l’informazione’, che va adattata al loro livello di sviluppo intellettuale.

 

Si tratta dunque di un’autentica mutazione storica sul posto dei bambini nella società e sui rapporti che gli adulti devono intrattenere con loro, il che spiega le numerose resistenze. Per contro, molti adulti ignorano l’esistenza di questo diritto, inclusi insegnanti, educatori, animatori, il che è responsabilità dello Stato, al quale la convenzione fa obbligo di informare bambini e adulti.

 

Nel 2004, il Comitato dei diritti del bambino delle Nazioni Unite ha ricordato alla Francia che deve ‘continuare a promuovere il rispetto delle opinioni del bambino in famiglia, a scuola, nelle istituzioni, e a favorire la partecipazione dei bambini in tutti gli aspetti che li interessano, conformemente all’articolo 12 delal Convenzione, in quanto diritto di cui il bambino va informato e non come semplice possibilità. Ai genitori, agli insegnanti, ai funzionari, ai membri della magistratura, ai bambini e ai ragazzi e alla società nel suo insieme vanno fornite informazioni a carattere pedagogico allo scopo di costituire un contesto nel quale i ragazzi possano liberamente esprimere le loro opinioni, e nel quale tali opinioni siano seriamente prese in considerazione’.

 

Il diritto di partecipazione dei bambini deve essere garantito dallo Stato ma deve essere anche rispettato dagli adulti nella città, in famiglia, a scuola, nei centri del tempo libero, nelle istituzioni educative; servono mezzi per la formazione alla realizzazione di tali diritti.

 

Riguardo alla famiglia, la legge del 2002 ha ridefinito l’autorità genitoriale come un insieme di diritti e di doveri per proteggere il bambino quanto a salute, sicurezza e moralità, assicurarne l’educazione e consentirne lo sviluppo, ma essa dice anche che ‘i genitori coinvolgono il bambino nelle decisioni che l o riguardano in relazione alla sua età e al suo grado di maturazione’.

 

Per questo nella scuola Ange Guépin di Nantes in cui tutti gli insegnanti praticano la pedagogia Freinet, abbiamo proposto ai genitori che lo desideravano, a settembre 2002, di partecipare a degli ateliers di democrazia familiare14

 

I partecipanti hanno messo in comune i loro tentativi per una partecipazione attiva e responsabile dei bambini alla vita familiare: consiglio di famiglia, elaborazione di regole, esercizio di libertà, progetti comuni,...Abbiamo constatato che la proposta iniziale veniva da bambini che sperimentavano già a scuola diritti e libertà. 15

 

 

 

L’azione degli educatori Freinet a scuola e nella società

 

 

 

Nel seminario FIMEM del 1989 in Germania i rappresentanti dei movimenti costitutivi della FIMEM si impegnarono a intervenire presso i governi dei loro paesi perché ratificassero la Convenzione e vi accordassero le loro legislazioni. Essi si impegnarono a ricercare pratiche e a creare nuove istituzioni, e per coordinare tali azioni si forma una commissione internazionale dei diritti del bambino.

 

Nel congresso ICEM di Strasburgo nel 1989 si propone di eliminare spazi interdetti e barriere architettoniche, a creare spazi di libertà, formando reti di riflessione e d’azione con militanti di altre organizzazioni, ricercatori, amministratori.

 

Occorre fare oggi il punto circa le nostre azioni e i successi e gli ostacoli.

 

 

 

1. Sviluppare la partecipazione democratica in classe e nella scuola

 

 

 

E’ l’obiettivo principale degli educatori Freinet: la partecipazione dei bambini appartiene ai nostri principi e alle nostre tecniche fondamentali. L’auto-organizzazione in classe e a scuola deve rimanere un obiettivo di lotta e di ricerca per i nostri movimenti. 16

 

Ma essendo la partecipazione dei bambini un diritto di cui essi dovrebbero poter chiedere il rispetto, si pongono numerosi interrogativi. 17

 

Per rispondere dobbiamo analizzare le nostre esperienze, tentare nuove esperienze, riunirci per analizzare le nostre pratiche. E per chi non ha ancora iniziato, è necessaria una formazione.

 

 

 

2. Elaborare una formazione politica, democratica, istituzionale ad una cittadinanza partecipativa

 

 

 

Ho spesso potuto constatare che il diritto della partecipazione al processo decisionale era ignorato 18 anche fra gli educatori di movimenti di educazione popolare in cui la partecipazione è un principio fondamentale dell’organizzazione democratica che essi installano. E’ come se fossimo allo stadio precedente alla Convenzione.

 

Ciò fa sì che i bambini si persuadano che dare il loro parere, essere coinvolti, individualmente e in quanto gruppo sociale, sia dovuto solo alla buona volontà degli adulti

 

Ora, anche recentemente il Consiglio d’Europa ha ricordato che ‘la partecipazione è un diritto fondamentale del cittadino e i bambini sono dei cittadini’19

 

Noi dobbiamo far loro capire che le pratiche che facciamo loro vivere sono la concretizzazione di diritti e di libertà che sono loro e di cui devono chiedere il rispetto in altri contesti anche se, attualmente, quando questi diritti, inscritti nelle norme giuridiche, non sono rispettati, non c’è possibilità di ricorso giuridico. 20

 

 

 

3. Collaborare con le azioni predisposte dalle città e da altre associazioni per la difesa dei diritti dell’infanzia

 

 

 

E’ compito dei difensori dei diritti controllare che la promozione della partecipazione dei ragazzi raccomandata dalla Carta agenda mondiale dei diritti dell’uomo nella città sia effettiva.

 

L’analisi delle esperienze di democrazia partecipativa ci mostra che lo spazio accrodato ai bambini è spesso minimo. 21

 

Spetta agli educatori già impegnati in esperienze di partecipazione dentro e fuori la scuola, informare e convincere i politici della legittimità della partecipazione dei bambini e dei giovani ai processi decisionali per ciò che li riguarda secondo le loro capacità. 22

 

Possono altresì aderire a manifestazioni quali la giornata internazionale dei diritti dell’infanzia il 20 novembre. A luglio 2010 abbiamo organizzato con varie associazioni una giornata dei diritti del bambino nell’ambito del Forum mondiale dei diritti umani a luglio 2010.23

 

Per la FIMEM vi ho tenuto un atelier ‘Partecipo e agisco come bambino cittadino a scuola, negli svaghi, nella città’. Con 168 bambini di 7 classi abbiamo sperimentato un processo che potrebbe essere adattato a tutte le situazioni scolastiche allorché il team di educatori si è accordato di istituire forme di autentica partecipazione dei bambini per conoscere le loro aspettative e le loro proposte. Una volta informati dei loro diritti, abbiamo proposto di rispondere a due domande sulla scuola:

 

  • su che cosa potete già esercitare il vostro diritto di partecipazione a scuola?

  • su che cosa vi piacerebbe poterlo esercitare?

 

A gruppi di sei hanno discusso per mezz’ora e scelto 5 proposte per ogni gruppo. Abbiamo assicurato che avremmo redatto una sintesi da far circolare nelle loro scuole, presso l’ispettore, il sindaco di Nantes, il difensore pubblico dei bambini e il comitato della Carta-agenda mondiale sui diritti dell’uomo nella città.

 

 

 

4. Cooperare alla promozione dei diritto di partecipazione in altri luoghi

 

 

 

Gli insegnamenti teorici e pratici ricavati dalle nostre esperienze a scuola sono trasferibili in altri contesti. E’ quindi necessario farli conoscere e partecipare al loro adattamento. Spesso la vita democratica della scuola genera esperienze nell’ambiente prossimo. Si è già accennato agli ateliers di democrazia familiare. L’esperienza avviata da Papa Meissa Hanne a Diawar 24 ha prodotto ricadute sull’ascolto della parola dei bambini nell’organizzazione sociale di una comunità di villaggio senegalese. Gli adulti hanno preso coscienza della capacità dei bambini di partecipare attivamente in una società in cui agli anziani erano riservate le decisioni e ai giovani non rimaneva che adeguarsi. Dunque, hanno dedotto dei genitori, perché la situazione evolva, occorre potenziare la scuola. Una ricerca ha evidenziato che l’organizzazione democratica e alla cittadinanza in atto nella scuola di Diawar avevano effetti positivi sul contesto e che la democrazia partecipativa si estendeva dai bambini agli adulti.25

 

Oggi bisogna uscire dalla scuola e costituirsi in reti di ricerca con altre organizzazioni. La messa in comune delle pratiche può aprire nuovi ambiti di sperimentazione.

 

Io stesso ho molto appreso partecipando alla formazione di educatori di istituzioni della prima infanzia e di animatori dei centri ricreativi. Sono stato costretto a confrontare pratiche costruite a scuola con le particolari condizioni di altri contesti, ampliando la mia visione.

 

 

 

Molto rimane da costruire anche se le esperienze datano da un secolo. Le sfide vanno ben al di là della scuola: si tratta di costruire insieme un’altra società, un’altra democrazia, un altro mondo in cui, come affermava la Conferenza internazionale sulla cittadinanza di St. Denis ( maggio 2000), ognuno abbia diritto a un ruolo nella ricerca di risposte innovative ai problemi sociali, alle aspirazioni e ai bisogni umani.

 

 

 

ALLEGATO 1

 

 

 

La partecipazione democratica dei bambini

 

Alcune domande

 

 

 

Come fare perché tutti i bambini, in base alle loro capacità, possano dare il loro parere e partecipare, direttamente o attraverso i loro rappresentanti, ai dibattiti e alle decisioni su problemi che l i riguardano, e alla loro attuazione?

  • i bambini sono stati informati circa il loro diritto di partecipazione e la Convenzione?

  • il diritto di partecipazione è scritto in un testo generale? ( carta, regolmaneto interno,…)

Applicazione

  • dal momento della proposta alla assunzione di decisioni e alla realizzazione, quale è il percorso?

  • come sono preparate le proposte, discusse in classe, nei gruppi, con quali difficoltà?

  • qual è il ruolo dei rappresentanti o delegati?

  • come sono prese le decisioni?

  • che è garante dell’applicazione?

  • chi sceglie i responsabili?

  • quali i problemi che emergono?

Questioni generali

  • come far sì che i bambini si sentano coinvolti nella gestione della vita comune?

  • quando i bambini detengono un potere reale nella classe o nel gruppo, sentono il bisogno di intervenire nella gestione complessiva dell’istituzione?

In quali ambiti i bambini potranno esercitare del potere decisionale assumendosi delle responsabilità?

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

In quali ambiti parteciperanno a decisioni assieme ad adulti?

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

In quali ambiti il potere decisionale apparterrà solo agli adulti?

I bambini saranno consultati o no?

 

  • come si è attivata la condivisione del potere decisionale? I bambini sono stati consultati per sapere su cosa desideravano poter dare il loro parere, decidere da soli o essere ammessi alle scelte?

  • l’organizzazione del potere decisionale è oggetto di un regolamento, di una carta,…

  • in che ambiti essi possono decidere? Chi ha ratificato tale diritto?

  • che istituzioni, percorsi, responsabilità, strumenti, formazione sono stati attivati perché arrivino a saper decidere e ad assumersi le conseguenze?

  • in quali ambiti si effettuano delle co-decisioni bambini-adulti?

  • quali istituzioni sono state messe a punto per permettere tali co-decisioni:

  • assemblea generale ( v. Pistrak, neil, Freinet)

  • parlamento dei bambini ( v. Korczak) con rappresentanti di bambini e adulti

  • collegi dell’èquipe educativa e degli alunni e consiglio d’istituto con rappresentanti dei due collegi ( v. liceo sperimentale St. Nazaire)

 

 

 

 

  • quali ambiti sono riservati al potere decisionale dell’équipe educativa? Del consiglio scolastico?

  • chi lo ha deciso?

  • come viene presentata tale scelta ai bambini?

  • sono consultati prima di alcune decisioni e come?

 

Facendo leva sulla creatività istituzionale di ogni bambino e del gruppo, quali istituzioni, strutture, percorsi, strumenti, regole di vita, devono essere messe in piedi cosicché la partecipazione possa pienamente esercitarsi?

  • come i bambini possono esercitare la loro creatività istituzionale?

  • possono mettere in discussione l’organizzazione istituzionale stabilita? e come?

Quali libertà individuali potranno essere esercitate e come ( modalità di esercizio, limiti, obblighi, trattamento delel trasgressioni,...)

  • esiste un testo generale che definisce che le libertà riconosciute dalla Convenzione devono essere iscritte nel regolamento interno?

  • la libertà di muoversi e la possibilità di attività autonome senza il controllo adulto sono previste nel regolamento interno?

  • se sì, qual è stata la reazione delle strutture preposte al controllo della legalità del regolamento?

  • come è organizzato l’esercizio di un diritto ( modalità di esercizio, obblighi, limiti,...)

Come dare risposte ai conflitti e alle infrazioni rispettando la dignità dei bambini e i principi del diritto?

  • le procedure disciplinari e le sanzioni sono iscritte in un regolamento interno generale?

  • chi lo ha elaborato? chi lo ha validato?

  • cosa succede in caso di trasgressione negli spazi comuni?

  • i bambini partecipano agli interventi e alle decisioni in caso di trasgressione? ( responsabili di rispetto delle regole; mediatori;..); v. Pistrak, Neil, Freinet

Quali competenze sono necessarie perché ciascuno possa esercitare il suo diritto di partecipazione ( presa di parola in gruppo, argomentazione, animazione, negoziazione, presa di decisioni, esercizio di responsabilità,...) e quali apprendimenti formare perché tutti possano essere cittadini attivi e responsabili

  • la partecipazione democratica richiede competenze. Ma perché i bambini abbiano fiducia nelle strutture partecipative, esse devono essere efficaci.

  • come conciliare l’efficacia delle istituzioni e la necessità che tutti partecipino al loro funzionamento per evitare la formazione di un’élite?

  • quale formazione è prevista?

Come informare e formare gli adulti, genitori, insegnanti, educatori, amministratori, così che possano creare un ambiente favorevole all’espressione e alla partecipazione responsabile dei bambini?

  • l’équipe educativa informa i suoi partner sul diritto di partecipazione e le libertà riconosciute ai bambini?

  • ha stabilito rapporti con dei partner favorevoli al diritto di partecipazione così da condividere esperienze?

  • si sono messe in atto delle esperienze con i partner? ( es.: democrazia familiare)

 

 

 

ALLEGATO 2 GIORNATA DEI DIRITTI DEL BAMBINO Nantes giugno 2010

 

 

 

ATELIER ‘ Partecipo e agisco come bambino cittadino a scuola, nei miei svaghi, nella mia città’

 

 

 

Proposte dei bambini

 

 

 

  • diritto di avere un consiglio dei ragazzi che partecipa alla vita della scuola

  • diritto di circolare liberamente

  • diritto di avere la fiducia degli adulti

  • diritto ad avere una sala tipo atelier espressivo

  • diritto di partecipare alla vita quotidiana ( diritto a criticare il menu della mensa, organizzazione degli accessi alla biblioteca,...)

  • diritto ad aiutarsi

  • diritto a scegliere i compiti per casa

  • diritto a dare il nostro parere

  • diritto alla parola e ad essere ascoltati

  • diritto alla differenza: non prendere in giro perché non si impara alla stessa velocità; non abbiamo lo stesso colore; non abbiamo la stessa età; non si scrive allo stesso modo

  • il diritto di non fare la stessa cosa

  • un consiglio di delegati e della classe ogni settimana per parlare di chi ci fa del male ( cartellone ‘io propongo; io desidero; io mi congratulo; io critico)

  • il diritto di andare liberamente alle toilettes senza chiedere

  • il diritto al rispetto e alla differenza ( no al ‘racket’; no agli insulti e al razzismo; non prendere in giro)

  • il diritto alle uscite scolastiche

  • il diritto alla non discriminazione

  • il diritto alla non violenza

  • il diritto a esprimersi

  • il diritto di rispettare la persona e di farsi rispettare

  • avere solo lezioni orali come compiti

  • mettere delle punizioni dopo tre avvisi

  • fare un secondo consiglio per verificare se le nostre idee sono state ascoltate e applicate

  • dare il nostro parere sui locali e gli arredi, l’organizzazione della ricreazione, i giochi

  • essere ascoltati dalle maestre e che le nostre idee siano realizzate

  • partecipare all’organizzazione dei tempi

  • che gli adulti rispettino le regole

  • avere arti plastiche e sport una volta a settimana

  • avere delle strutture di gioco in cortile e poter utilizzare i giochi ( corde, palloni,..) in tutte le ricreazioni

  • non più di 30 minuti di compiti dopo la scuola

  • diritto di dare dei consigli e di aiutarci fra noi

  • poter scegliere il proprio posto in classe

  • che ci sia un ambulatorio medico in ogni scuola

  • avere degli animali

  • scegliere le uscite

  • decidere le regole di vita

  • avere una bacheca dove scrivere la stanza dove ognuno lavora, così il maestro sa in ogni momento dove si trovano gli alunni

  • mediatore: un alunno con un bracciale fa da mediatore per aiutare a regolamentare i conflitti nati durante l’intervallo. Questo è scelto ogni quindici giorni in ogni classe

  • - mettere le nostre proposte in una cassetta delle idee

  • dare il proprio parere sulla scelta degli insegnanti

  • non avere più compiti per casa

  • dare il proprio parere sull’intolleranza e la violenza a scuola

  • avere il diritto di scegliere il compagno o la compagna con cui sedersi

  • avere dei tavoli da ping pong, dei pannelli da pallacanestro, un campo di football, una sala da cinema in 3D.

 

 

 

1 Incaricato del raccordo delle attività sui diritti dei bambini presso la F.I.M.E.M. ( Féderation des Mouvements d’école

moderne)

 

2 FREINET C., ‘L’école au service del’idéal démocratique’ in ‘L’Educateur prolétarien’, 18, 15 giugno 1939

 

3 in Rapporto di Jacques Floch, ‘La participation des habitants de la ville’, Edizioni del Conseil national des ville set du développement urbain, 1991

 

4 FERRIERE Adolphe, ‘L’autonomie des écoliers dans les communautées d’enfants’, Neuchatel, Delachaux et Niestlé, 1921

 

5 PISTRAK M. M., ‘Les problèmes fondamentaux de l’école du travail’, Paris, Desclée de Brouwer, 1973

 

6 KORCZAK J., ‘Come amare il bambino’, Emme, Milano, 1978

 

7 LE GAL J., ‘La participation dèmocratique à l’école’ , www.meirieu.com/ECHANGES/legal_participation.pdf; ‘Mise en perspective historique des pratiques et des enjeux actuels de la coopération et de la participation démocratique des enfants’ , Journal du droit des jeunes, n° 282, febbraio 2009

 

8 GOUPIL G., Comprendre la pédagogie Freinet. Genèse d’une pédagogie évolutive’, Editions Mis de Freinet, 2007

 

9 FREINET C., ‘L’école moderna française. Guide pratique pour l’organisation matèrielle, technique et pédagogique de l’Ecole populaire’, GAP, ed. Ophrys, 1943

 

 

10 LE GAL J., ‘Le maitre qui apprenait aux enfants à grandir. Un parcours en pédagogie Freinet vers l’autogestion’, co-edizione ICEM e edizioni libertarie, 2007

 

 

11 Progetto di Carta dei diritti e dei bisogni dei bambini e degli adolescenti, ‘L’Educateur’ n° 12, maggio 1983

e Colloque sur les droits et les pouvoirs des enfants et des adolescents, documento preparatorio

 

 

13 PAIS M.S. La convention relative aux droits de l’enfant, in ‘Manuel relatif à l’établissement des rapports sur les drotis de l’homme’, OHCHR, Ginevra, 1997

 

 

15 LE GAL J., ‘Les drotis de l’enfant à l’école. Pour une éducation à la citoyenneté’, ed. De Boeck, 2008

 

16 LE GAL J. ‘L’auto-organisation des enfants dans la classe et dans l’école’, Le Nouvel Educateur, aprile 2005

 

17 v. allegato

 

18 LANSDOWN G., ‘Promuovere la partecipazione dei bambini al processo decisionale democratico’, UNICEF, Firenze, Centro di ricerca Innocenti, 2001

 

19 Consiglio d’Europa, Assemblea parlamentare, raccomandazione 1864 ( 2009) ‘Promuovere la partecipazione dei bambini alle decisioni che li riguardano’

 

20 HESSEL S. ‘Indignez vous!’ ed. Indigène, ottobre 2010

 

21 LE GAL J. ‘Les militants adultes de la démocratie partecipative sont parfois très peu concernèes par la participation des enfants’ , TERRITOIRES, mensile della democrazia locale, n. 507, 2010

 

22 LANDSDOWN G., ‘Le capacità evolutive del bambino’, Firenze, UNICEF, Centro di ricerche Innocenti, 2005

 

23 v. allegato 2

 

24 DIOP O., ‘Quand les enfants prennent en main leur correspondence’, Le Nouvel Educateur, n. 200, dic. 2010

 

25 CLAIRAT O., ‘L’École de Diawar et l’éducation au Sénégal’, L’Harmattan, 2007