XXIX° R.I.D.E.F. - RESOCONTO
‘EDUCAZIONE E PARITA’ DI GENERE’
Leon 23 luglio- 1 agosto 2012
1. IL TEMA
‘L’educazione è un diritto dell’uomo e costituisce uno strumento indispensabile per raggiungere gli obiettivi di uguaglianza, di sviluppo e di pace. Un’educazione non sessista è utile sia per le ragazze che per i ragazzi, e prepara e prefigura delle relazioni paritarie tra gli uomini e le donne.
L’uguaglianza, in ciò che concerne la scolarizzazione, è necessaria affinché le donne possano essere le protagoniste di un cambiamento auspicabile.
L’alfabetizzazione delle donne è importante da un lato per migliorare le abitudini in ciò che concerne la salute, l’alimentazione, l’educazione familiare, e dall’altro per formarle a una partecipazione più attiva e ugualitaria alle decisioni che riguardano la società in generale.
E’ stato dimostrato che l’investimento nel diritto all’educazione per le bambine e le donne è uno dei mezzi migliori per conseguire uno sviluppo duraturo e una crescita economica elevata e stabile nel tempo’.
( Dichiarazione della Piattaforma d’Azione di Pechino; IV° Conferenza Mondiale sulle donne; Pechino 1995)
Il tema della RIDEF 2012 risponde pienamente agli Obiettivi del Millennio, specialmente in merito agli obiettivi 1 e 2.
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Obiettivo 1: garantire un insegnamento primario universale; garantire che nel 2015 ogni bambino, sia femmina che maschio, di qualsiasi paese, possa beneficiare di un ciclo completo di educazione primaria.
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Obiettivo 2: promuovere l’uguaglianza tra i sessi e l’autonomia delle donne.
Eliminare le disuguaglianze tra i sessi nell’insegnamento primario e secondario, possibilmente nel 2005 e in tutti i gradi di insegnamento entro il 2015.
‘La maggior parte delle insegnanti in tutti i paesi sono donne. Il loro numero tuttavia si abbassa quando dalla scuola dell’infanzia si passa via via ai gradi di scuola superiore, anche ai livelli direttivi e ispettivi troviamo un numero minore di donne. Dunque nella scuola, come in tutti i luoghi istituzionali, si conferma una forma di gerarchia difficile da sconfiggere.
Pochissimi sono gli educatori che si occupino della prima e più importante forma di educazione che è quella della scuola dell’infanzia come se questa non fosse la base fondamentale in cui le bambine e i bambini incontrano il mondo e lo riconoscono attraverso gli occhi delle figure maschili e femminili che stanno vicino a loro. La scuola ripete la ruolizzazione della famiglia; alla figura materna è affidata la cura, e a quella maschile viene affidata l’istruzione. Come cambiare? Sono interrogativi ancora aperti. Perché le famiglie, nonostante i migliori risultati scolastici delle ragazze, preferiscono investire nei maschi? Perché non è prevista, per tutti gli insegnanti, che saranno impegnati in tutti gli ordini di scuola, la stessa formazione e qualificazione didattico-metodologica? Perché quando si arriva alla scuola superiore la metodologia viene messa da parte e prevale la lezione cattedratica? Come educatori della scuola moderna dobbiamo tenere aperti questi interrogativi perché tutto ciò non sembri la normalità che continua nel tempo ripetendo la differenza di ruoli e di poteri di sempre nella società.’
( Periodico della R.I.D.E.F. n° 3, Teresa Roda)
Anzitutto, donne
‘Le donne si amano?
Non basta parlare, bisogna agire.
Quante volte correte in aiuto delle vostre vicine?
Quando lascerete il vostro individualismo
Per curare le ferite di coloro che soffrono?
Accettereste di mettere in comune i vostri beni per aiutare le altre donne?
E’ questo che dà forza agli uomini di maltrattarci e di ignorare i nostri diritti
Allora usciamo dalla nostra gabbia dorata!.’
( Periodico della R.I.D.E.F. n° 8, Kanfitine Lydia, Togo; Gerrer Alexandrine, Francia)
E’ fuori discussione la frequenza delle ragazze a ogni ordine e grado di scuola con successo. E’ stato uno dei maggiori cambiamenti degli ultimi trenta anni; nel corso di due sole generazioni le giovani vivono in maniera molto diversa dalle loro antecedenti, potendo scegliere, almeno apparentemente, alcuni dei propri progetti biografici. Però conservando uno stereotipo e un ruolo, una mentalità e un atteggiamento, tali da coincidere il più possibile con l’idea preconcetta che le donne nascono per dar piacere, servire, curare, facilitare la vita di altri, soprattutto degli uomini della loro vita. Non c’è pertanto interesse ad insegnare l’Uguaglianza, e non si applicano a tale aspetto gli agenti di socializzazione allo stesso modo che si è impiegato per la disuguaglianza.
Nell’educazione formale non c’è disparità di opportunità; ma nel passaggio alla vita adulta e attiva continuano a riprodursi disuguaglianze di genere: in ambito familiare, lavorativo, culturale e del potere e della sua rappresentazione.
Disuguaglianze di opportunità, trattamento, condizioni. La popolazione adulta giovanile, che riproduce e allo stesso tempo soffre di tali disuguaglianze, è ormai passata in forma massiccia per la scuola mista e sembra scegliere ‘liberamente’ il proprio destino, un destino ‘di genere’. Cos’è successo? Chi poteva immaginare che apprendendo nello stesso modo ( il curricolo comune) si sarebbero verificate delle scelte accademiche e professionali, degli impieghi del tempo, una suddivisione di impegni, dei gusti e dei desideri così dispari tra i giovani e le giovani?
In realtà né le une né gli altri hanno potuto usufruire di un autentico sistema coeducativo. Per disposizione burocratica, non abbiamo fatto altro che tenerli assieme per molti anni. E non hanno appreso le stesse cose secondo le loro peculiari forme di apprendimento, perché hanno appreso solo tramite un linguaggio androcentrico le imprese umane dei maschi che costituiscono il canone a cui uniformarsi, e mentre studiavano ed erano sottoposti ad esami in maniera uniforme, via via si socializzavano in rosa e azzurro, mantenendo le condizioni di genere: le ragazze in base alla legge del gradimento, i maschi in base a quella del dominio, il che può spiegare come tali ‘libere scelte’, così classiche e ripetitive, non siano tali ma costituiscano libero consenso del dover essere maschile e femminile.
( Maria Elena Simòn Rodriguez, docente, formatrice, esperta in coeducazione e linguaggi della comunicazione)
Pedagogia della differenza
In questa nostra epoca delle relazioni non possiamo continuare a pensare secondo una logica duale ( formale) maschile-femminile come coppie di opposizione. Bisogna cercare una nuova logica, la ‘logica della triade’, intesa come avvicinamento fra uomo e donna, ciascuno con le sue specificità, per trovare, nell’interfaccia, significati nuovi attraverso la complementarietà e l’unità nella diversità.
( Periodico n° 7)
Non lo voglio azzurro
Quando ero bambina/ le fiabe dicevano/ giungerà nella tua vita/ un principe azzurro.
Non lo voglio azzurro,/ non lo voglio azzurro,/ lo voglio lilla.
Poi sono cresciuta/ dicevano i racconti/ verrà nella tua vita/ un pirata azzurro.
Non lo voglio azzurro,/ non lo voglio azzurro,/ lo voglio lilla.
Poi son diventata donna/ i racconti dicevano/ verrà nella tua vita/ un marito azzurro.
Non lo voglio azzurro,…
I personaggi maschili dei racconti tradizionali che salvavano le fanciulle da infiniti pericoli o da vite monotone erano dei ‘principi azzurri’ che le avrebbero portate a vivere in castelli incantati in cui con un ‘e si sposarono, furono molto felici ed ebbero molti figli’ si concludevano le loro vite. Delle fanciulle rosa per dei principi azzurri… un futuro molto promettente!
Negli anni in cui molte donne hanno iniziato a non accettare che si decidesse del loro destino, Guillermina Motta ha cantato la canzone di cui sopra. Fin dalla nascita nella nostra cultura si vestono le bambine in rosa, i maschietti in blu.
Per la t-shirt della R.I.D.E.F. si è scelto il viola.
( Periodico della R.I.D.E.F. n° 8, Teresa Flores)
2. IL PROGRAMMA R.I.D.E.F.
I 370 partecipanti di 29 paesi di 4 continenti nell’arco dei 10 giorni dell’incontro avevano a disposizione un vasto e articolato programma che comprendeva:
- un’apertura con plenaria iniziale e cena cooperativa il lunedì sera
- 17 laboratori lunghi nel corso di 5 mattine e mezza ( l’altra mezza mattina della domenica era dedicata alle attività della giornata forum)
- oltre 50 laboratori ‘corti’ pomeridiani nei pomeriggi non occupati da attività F.I.M.E.M. o altre iniziative
- assemblee generali e vita e iniziative della F.I.M.E.M. e incontri per gruppi nazionali
- due fasce orarie di tempo libero dopo il pranzo e prima di cena ( spesso dedicate a incontri dei diversi paesi, a preparazione di spettacolazioni e comunicazioni, a momenti spontanei, a particolari presentazioni,…)
- tavole rotonde e presentazione di libri e ricerche
- dibattiti durante la giornata forum con interventi di esperti
- una variegata cornice di mostre, manifestazioni, esposizioni
- le serate dedicate alla pedagogia Freinet, a spettacoli di cultura popolare e femminile, alla reciproca presentazione dei diversi paesi e movimenti, a feste
- le comunicazioni dei laboratori lunghi ( presentazione e rappresentazione degli esiti) e bilancio e valutazione dell’incontro in assemblea
- visite alla città e giornata dedicata a escursioni nel territorio circostante della Castilla y Leòn
Le attività si svolgevano in 5 spazi:
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la residenza universitaria Emilio Hurtado dove si alloggiava, c’era la stanza degli organizzatori e la stanza F.I.M.E.M. per gli incontri del C.A. e alcuni spazi comuni
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l’istituto superiore Ordoño II° dove si tenevano i laboratori, alcune plenarie, gli spazi espositivi
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la scuola primaria La Palomera ( plenarie, assemblee, feste)
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il ristorante universitario
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una palestra a fianco della residenza dove erano esposte le mostre tematiche sulla donna
Alcuni incontri dedicati a presentazione di libri e ricerche sui maestri della II° repubblica si tenevano in città.
3. LA PLENARIA INIZIALE
Il tema della plenaria: ‘Coeducazione e educazione di bambine, giovani e donne in uguaglianza di opportunità’. Apertura di Teresita Garduño, Presidente della F.I.M.E.M., saluti del sindaco di Leon e dell’assessore all’istruzione di Castilla y Leòn, cui ha fatto seguito l’intervento di Federico Mayor Zaragoza, ex presidente dell’UNESCO presidente della commissione mondiale contro la pena di morte.
Teresita: ‘Quando la scuola si trasforma in un laboratorio di vita appare lo spirito che anima la scoperta nel campo scientifico, nell’arte, nella lingua, nella filosofia e nella lotta democratica’.
Cita Camila Vallejo, della federazione degli studenti cileni, che mesi fa, nel corso di una manifestazione, ha affermato: ‘Le prove PISA non sono una vera valutazione ma il termometro delle disuguaglianze sociali.’
Nel suo intervento Mayor ha detto che ci sono momenti in cui ci si rende conto che si può cambiare il corso della storia.
E’ il momento dell’incontro, che è condizione del dialogo: l’incontro prelude a una cultura del dialogo contro la cultura di violenza e di morte che ha dominato il mondo. La cultura del dialogo è cultura della mediazione, dello sforzo per mettere d’accordo le persone attraverso la ‘meraviglia’ della parola. Il problema dell’Europa è la scarsa apertura, il rispecchiarci in noi stessi. L’Occidente è il quartiere prospero del mondo, siamo meno del 20% dell’umanità; l’80% vive in condizioni sempre più precarie e inumane. Ogni giorno muoiono in tutto il mondo 35.000 persone di fame, in maggior parte bambini. La costituzione dell’UNESCO recita l’uguale dignità di tutti gli esseri umani. Scritta all’uscita da un’epoca di arbitrarietà sanguinosa, è frutto di un grande impegno intergenerazionale.
La storia dell’umanità è storia del potere assoluto maschile che ha prodotto guerre e repressioni, con le donne ai margini.
Una successione sanguinosa di guerre, battaglie, morti. Non si sapeva cosa succedeva 100 km. più in là, si viveva confinati in punti di vista ristretti sul piano conoscitivo e territoriale. Si viveva nel timore, in dipendenza perenne da altri, i potenti. La donna non contava nulla. La rivoluzione francese è un momento cruciale, altro momento è la fine della guerra del 14-18 con Wilson Presidente degli U.S.A. che propugna l’importanza della sicurezza umana. Con Rooselvet viene creata la F.A.O., che pone in primo piano l’alimentazione, e subito dopo l’educazione, la scienza, la cultura per lo sviluppo di un’umanità comune.
La vita di ogni persona è meraviglia e speranza, potenzialità creativa. Tutti facciamo esperienza, abbiamo la possibilità di dire no, di costruire il futuro.
Il potere rende uniforme il mosaico dei popoli e delle culture, ( qui rappresentato da insegnanti di tutto il mondo che costituiscono una speranza) , gregarizza, impone un pensiero unico, distoglie dalle cose importanti anche attraverso la forza mediatica.
Ogni persona può avere un’influenza enorme sugli altri. Molti così condizionati pensando di poter fare poco non fanno nulla, rinforzando le forme di dominio; ma se non si piantano semi non c’è raccolto. Si continua così a essere inerti, obbedienti, silenziosi, sottomessi, rinunciando al diritto alla parola.
La nostra è una storia di sudditi, dobbiamo diventare cittadini capaci di costruire il futuro tramite l’EDUCAZIONE.
Essere educati- con beneplacito delle prove P.I.S.A. ( che dovremmo consultare di meno) non è sapere più matematica, ma essere LIBERI e RESPONSABILI. Questo è lo scopo del lavoro educativo.
Scrive Giner De Los Rios che educarsi è dirigere la propria vita, agire in virtù delle nostre riflessioni, non di dogmi o dettati altrui. Noi abbiamo la capacità di creare, di immaginare liberamente, di decidere.
Responsabilità è agire in accordo con la maniera di pensare, di vivere, di agire degli altri. J. Delors nel rapporto sull’educazione nel XX° secolo scrive che apprendere è conoscere, saper fare, saper essere, vivere insieme, e apprendere ad apprendere.
Ancora, è saper arrischiarsi di sapere, di esprimere il proprio punto di vista.
L’educazione può consentire di passare da sudditi a persone con diritto di espressione.
L’esperienza personale di acquisizione di sapere più intensa della mia vita è stata con maestri e maestre africane.
E’ dal dopoguerra che si diffonde l’idea della condivisione dell’esperienza con gli altri, della cooperazione internazionale, della solidarietà ( valori propugnati sul piano intellettuale e morale dall’UNESCO).
In realtà per decenni non si condivise nulla, gli ‘aiuti’ si trasformarono in prestiti, in debiti, crebbero le spese militari, mano a mano che procedeva la guerra fredda.
Alcuni eventi sono stati segni di speranza: la presidenza Mandela, la progressiva scomparsa del razzismo, la caduta del muro.
Ma i dividendi della pace non hanno dato un centesimo ai più poveri. Ai due blocchi è subentrata l’egemonia americana e inglese, Reagan e la Tatcher, che hanno contribuito allo stravolgimento della Carta dell’UNESCO.
Invece di un’epoca di pace si ha la negazione della giustizia sociale, prevalgono le LEGGI DI MERCATO, l’ONU perde spazi e rilievo. Siamo stati trascinati dai ‘sogni’ dei globalizzatori e ora ne scontiamo le conseguenze.
La Carta dell’UNESCO propone di ‘liberare l’umanità dalla paura’; ma se la giustizia non si realizza si è autorizzati alla ribellione.
Non siamo in un’epoca di cambiamento, viviamo piuttosto un cambiamento d’epoca.
L’incontro resta un requisito fondamentale, a tre condizioni:
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la solidarietà
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la resistenza
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la sorellanza
Condizioni queste che consentono di realizzare l’obiettivo dell’apprendere a vivere insieme.
Essere educati significa riappropriarsi del tempo- il dialogo richiede tempi lunghi- così da evitare di cadere in soluzioni rapide e violente, il fanatismo, il terrorismo, il dogmatismo.
L’altro pericolo è che ci vogliono addormentare ( ‘nos tienen distraidos’- NTD) così da farci accettare l’inaccettabile. Che invece non bisogna mai accettare. Ricordiamo Rosa Parks. Il tempo del silenzio e della sottomissione è finito.
Oggi abbiamo una coscienza globale, sappiamo cosa succede ovunque in tempo reale. Ci sono molte più donne nelle sedi di presa di decisione. Grazie alle TIC siamo in grado di far sentire a distanza il nostro pensiero. Possiamo passare dalla ragione della forza alla forza della ragione.
A Montreal nel 1998 è stato stilato un piano mondiale per la pace e la tolleranza. Abbiamo buoni testi come la CARTA DELLA TERRA, ma la nostra democrazia è ancora più formale che sostanziale.
Emiliano Padilla, segretario confederale del M.C.E.P., ha condotto un’analisi lucida delle distorsioni e dell’impoverimento indotti dal neoliberismo, dalla banca mondiale, dal WTO, nel settore del welfare e in particolare nell’alimentazione, nella scuola pubblica, nella sanità.
‘Dopo questi giorni di intensa amicizia e partecipazione, usciremo con rinnovata energia per continuare a lottare per un mondo più giusto e una scuola popolare trasformatrice.’
Ha concluso con la canzone di Moustaki ‘Sans la nommer’
‘Vorrei, senza nominarla,
parlarvi di lei
come di una amata,
di una infedele,
una ragazza viva
che si risveglia
ai mattini che cantano
sotto il sole.
E’ lei che si massacra,
che si perseguita,
che si maltratta.
E’ lei che si solleva,
che soffre e si mette in lotta.
E’ lei che si imprigiona,
che si tradisce e si abbandona,
che ci regala voglia di vivere
che invoglia a seguirla
fino alla fine, fino alla fine.
……….
Essa è fedele
e se volete
che ve la presenti,
si chiama
rivoluzione permanente!’
4. LA CENA COOPERATIVA
Un quadro d’insieme composto di colori, odori, forme, ha accolto i partecipanti all’ingresso al ristorante stimolando a passeggiate fra i tavoli in cui ciascun paese ha esposto i propri prodotti.
Si potevano degustare sardine cantabriche, formaggi svizzeri, grappe austriache, prosciutto di montagna del nord della Spagna, passando alla pasta italiana immancabile e ‘saccheggiata’ immediatamente. Empanadas e tortillas messicane, fejioada brasiliana, salmone affumicato finlandese, sushi e dolcetti giapponesi, accompagnavano una pantagruelica serata allietata all’esterno da una banda e da danze. Attorno ai tavoli, e all’esterno, gruppetti conversavano e si assisteva ai consueti reincontri, allo scambio di notizie personali e familiari, a commenti e informazioni.
La cena iniziale è uno dei momenti sociali più significativi di una R.I.D.E.F.
Consente anche una riduzione dei costi, comportando una cena in meno a carico della quota di partecipazione.
Un personale amico ha consentito l’uso della cucina per la preparazione dei piatti e ha contribuito al riordino.
Conclusione con i pifferai…magici.
5. I LABORATORI LUNGHI
L’indicazione degli organizzatori di una R.I.D.E.F. è, sempre, di proporre dei laboratori in sei sessioni di tre ore e mezzo ciascuna ( salvo quella della giornata di porte aperte in cui l’attività è di due ore, e l’ultima sessione, dedicata alla preparazione della comunicazione da parte dei partecipanti, con gli animatori a disposizione per consigli, per fornire materiali, per rispondere a richieste, per facilitare la ricostruzione del percorso) legati al tema dell’incontro.
A volte i legami non sono così evidenti o non ci sono, ma questa volta a mio parere tutti i laboratori hanno cercato di tener conto della specificità del femminile nella costruzione di conoscenze, anche perché la cornice complessiva offriva molti rimandi alla tematica delle pari opportunità.
Un altro aspetto non sempre facilmente risolvibile è la presenza di partecipanti che si attendono stimoli e approfondimenti nel quadro di una pedagogia che praticano o conoscono bene e la contemporanea presenza di insegnanti, soprattutto provenienti dall’Africa, che si attendono una formazione/informazione di base sulle tecniche Freinet nelle particolari condizioni in cui si trovano a operare. La R.I.D.E.F. non è, in linea di massima, il luogo in cui offrire tale formazione, a meno di non prevedere una organizzazione su due livelli, di base e di approfondimento ( come avveniva un tempo negli stages M.C.E), come alcuni nei mesi scorsi hanno proposto.
Un altro aspetto non definito è l’organizzazione di un’attività di osservazione utile alla riflessione sul percorso durante il laboratorio con strumenti quali il diario di bordo o il giornale murale, e il ruolo dei conduttori al termine della proposta al momento della preparazione della comunicazione ( tutta affidata ai partecipanti? Gestita in parte almeno dai conduttori come co-partecipanti?). Sono aspetti di rilievo che possono rivelarsi utili al momento dell’organizzazione di attività con la classe.
Altrimenti il laboratorio rischia di essere un susseguirsi di stimoli di rilievo, interessanti ma limitati al vissuto del laboratorio e non sempre facilmente trasferibili.
I coordinatori hanno avuto un incontro con la commissione pedagogica del M.C.E.P. il martedì mattina prima della presentazione dei laboratori in plenaria, ma si è trattato di una serie di informazioni utili alla gestione dei laboratori, troppo breve per ragionare su una metodologia uniforme. Un problema che si è rivelato di ostacolo e ha creato qualche momento di tensione è stato la non accessibilità degli spazi nelle giornate precedenti all’avvio dei laboratori e a volte anche al mattino, per il problema delle chiavi delle aule.
Saranno aspetti di cui tener conto nella preparazione della R.I.D.E.F. 2014.
La presentazione in plenaria dei laboratori, attraverso dei power point, si è rivelata efficace e orientativa delle scelte dei partecipanti, stante anche la quantità di proposte e il tempo a disposizione ( 7’ a laboratorio).
Lo sforzo comune dei coordinatori è stato di connettere la proposta formativa al tema della R.I.D.E.F., ma sarà compito del C.A. e del gruppo organizzatore fornire una valutazione in merito. I pareri raccolti fra i partecipanti non sempre concordavano sulla valutazione, e a volte sono stati i fruitori del laboratorio a far dirigere altrimenti la sequenza delle attività e alcuni contenuti ad es. nel laboratorio 1 sulla lettura la parte programmata inerente più specificamente al tema, sulle categorizzazioni linguistiche e i generi, è ‘saltata’ per esigenze più ‘di base’ poste dai partecipanti.
Un problema è stato costituito dalla scarsità di risorse per i materiali necessari nei laboratori, che ha comportato revisioni e rielaborazioni dei percorsi. Si è raccomandato di limitare al massimo l’uso di fotocopie. Ciò ha fatto sì che la parte operativa spesso sia stata sacrificata o ridotta e che la presentazione finale sia stata soprattutto parlata e danzata dando minor peso ad altri codici e forme di rappresentazione.
Il contributo dei diversi paesi alla proposta laboratorio è stato: Spagna 8 ( incluso giornale e video); Italia, Francia, Messico, Brasile 2 ciascuno, Svizzera 1.
I laboratori attivati erano:
LABORATORIO 0
Bambini e ragazzi
LABORATORIO 1
La lettura, questa sconosciuta
Giancarlo Cavinato, Nerina Vretenar ( M.C.E.)
Dimostrare la differenza tra formare lettori o decifratori, nel quadro dei diritti all’alfabetizzazione e alla lettura di tutte/i. Ricerca sulle strategie e le competenze del lettore… perché nessuno sia ‘prigioniero’ della tecnica: la lettura è un atto politico.
LABORATORIO 2
Coeducazione
Paulina Gomez Rosado, Rosa Pereda Serrano (M.C.E.P., taller coeduciòn)
Chi fa cosa? Linguaggi e media: la pubblicità. La visibilità della donna: la storia, la quotidianità. Racconti e giochi infantili. Violenza coniugale. L’educazione emotiva.
Metodologia: dinamiche di presentazione, di conoscenza, di fiducia. Presentazione di esperienze, sedute di vissuto, dibattito e riflessione.
LABORATORIO 3
Tecniche Freinet
Sebastian Gertrudix Romero, Jean Denis Sopena (M.C.E.P.)
Questo laboratorio risponde ai problemi di introduzione di partecipanti giovani e non introdotti alla pedagogia Freinet, grazie alla competenza e all’esperienza di formazione di base dei due conduttori.
Metodo naturale, ricerca d’ambiente, calcolo vivente, calcolo mentale, l’assemblea, i piani di lavoro, l’autocorrezione,… I partecipanti vivranno in prima persona l’uso delle tecniche.
LABORATORIO 4
Strumenti per l’uguaglianza nell’educazione secondaria
Nekane Idarreta Mendiola, Encarna Rosillo Gabaldòn ( M.C.E.P., taller 8-15 anni)
A partire da un’educazione ai valori, la riflessione sulla prospettiva di genere può essere introdotta anche alla secondaria, sviluppando nell’adolescente la sua identità personale e sociale.
La classe deve essere uno spazio di incontro, di rapporti sani, di vita comune e di sviluppo personale, di acquisizione di competenze di comunicazione per esprimere sentimenti ed emozioni.
LABORATORIO 5
Educare alla pace
Juan Garrido Morales, Jesùs Maria Martin Gonzales ( M.C.E.P., taller educazione alla pace)
Strategie per attraversare i conflitti.
I diritti e la solidarietà internazionale.
La giornata scolastica della pace e della non violenza.
Vita comune nella classe e nella scuola. Clima scolastico.
LABORATORIO 6
Si può fare ricerca dagli 0 agli 8 anni? Sì
Elena Ampuero Lozano, Martìn Garcia Hernàn (M.C.E.P., taller 5-8 anni)
Approccio agli apprendimenti di un gruppo 0-8 anni da una pluralità di punti di vista ( lingua, matematica, arti plastiche, conoscenza sociale) affrontando la coeducazione in modo integrale e naturale.
LABORATORIO 7
Il corpo a scuola
Juan Fernandez Platero, Inès Hernandez Martin ( M.C.E.P., taller del cuerpo)
La relazione, il contatto, il gioco per creare il gruppo, il clima positivo, la creazione cooperativa. Il corpo, il movimento, il riso, l’affettività fanno diminuire le tensioni e aprono alla spontaneità.
LABORATORIO 8
Co-formazione internazionale dei formatori
Florence St. Luc (I.C.E.M.), Josè Ramon Torres Baldovi (M.C.E.P.)
Sul tema: ‘coeducazione’ ( una ricerca-azione cooperativa coerente con la pedagogia Freinet avviata nel 2008 in Messico. L’organizzazione stessa dell’atelier, in forma di co-animazione, di cooperazione, di tentativo sperimentale, fa parte della co-formazione. La diversità professionale e culturale come forme di arricchimento.)
LABORATORIO 9
Storie di vita: persone presenti e assenti
Waldilia Neiva Cordeiro, Maria Luiza Lima Do Vale, Maria Josè De Moura (Brasile)
- persone nell’educazione, nell’arte, nelle scienze, in politica… ( Freinet, Freire, De Tapia, Roussef,
Piaf,…)
- la vita ( nascita, filiazione, studi, altri eventi,…)
- difficoltà incontrate nella vita personale e professionale
- indicatori di successo
Metodologia: biografie, costruzione di linee del tempo, libro di vita, cartelloni cronologici, video, interviste, ricerca bibliografica, film, documentari, testi, foto,..)
LABORATORIO 10
La situazione della donna in Messico
Elisa De Tapia, Isolda Zapiain (M.E.PA.)
( non attivato per assenza di partecipanti)
LABORATORIO 11
In che genere di mondo sei? Orientamento e punti di vista sul globo locale.
Teodora Tomassetti, Stefano Scippo (M.C.E.)
Giocare per scoprire le ombre e i loro cambiamenti, danzare per comprendere le direzioni, ricordare/raccontare la propria relazione con il cielo, misurare, ragionare, costruire un ‘fare scienza’ attivo che sviluppi e valorizzi le differenze individuali e di genere. Uso del mappamondo libero per ripensare la propria posizione sulla sfera terrestre e per riflettere sulle coordinate geografiche e sul loro valore geopolitico.
Metodologia: osservazione diretta, uso modelli in scala, lavoro all’aria aperta, copro, mani, movimento, canto, racconto come strumenti per la conoscenza.
LABORATORIO 12
Il giornale scolastico, momento di libera espressione del mondo
Leila Fernandez Arruda, Alice Nicassio De Oliveira (Brasile)
Utilizzo dei principi di libera espressione del giornalino scolastico definiti da Freinet e della teoria del gruppo di Pichon Rivieri. Lo scopo è di far vivere i diversi ruoli nel gruppo attraverso il processo di creazione del giornale.
LABORATORIO 13
Molte lingue, un dialogo
Andi Honegger, Silvia Herzog ( Gruppo svizzero di scuola moderna)
Noi, donne e uomini, educatrici ed educatori.
Ricerca di percorsi per la comprensione. Sperimentazione della comunicazione.
LABORATORIO 14
La donna vista dal cinema. Uno sguardo sui suoi contesti e sulle sue opportunità di formazione.
Juan Carlos De Lira Chavez ( MEPA)
Essere donna nelle diverse culture implica opportunità e limiti diversi al progresso in contesti dai codici culturali anch’essi diversi. Il che comporta essere donna con modi diversi di viversi come tale. Spazio di analisi e di riflessione sulla situazione della donna nel mondo all’interno del quadro delle sue opportunità di formazione rappresentate dall’obiettivo cinematografico di sei diverse culture. Non è propriamente un laboratorio, ma uno spazio d’analisi e di critica di gruppo. A partire dalla proiezione di film di nazionalità diverse che mettono in scena il ruolo della donna, si aprirà uno spazio di analisi e di riflessione sulle diverse storie e opportunità formative. Al termine di ogni sessione si realizzeranno dei manifesti con testi che esporranno domande, bisogni, soluzioni, come presentazione dell’attività di cine-dibattito.
LABORATORIO 15
Giornale della R.I.D.E.F.
Alvaro Cid Auñon, Teresa Flores (M.C.E.P.)
I partecipanti formeranno il comitato di redazione, con diverse funzioni attribuite a ciascuno ( reporters, traduzioni, montaggio, edizione).
LABORATORIO 16
Video della R.I.D.E.F.
Itziar Gurmendi, Juan Josè Vicente (M.C.E.P.)
Elaborazione di uno scenario per il video. Interviste. Registrazione di immagini di eventi significativi e montaggio video e audio.
Manipolazione di videocamere, foto, suoni, per elaborare il documento riassuntivo delle attività.
LABORATORIO 17
Leggere-scrivere l’immagine.
Michel Mulat (I.C.E.M.)
L’immagine, dato che ne siamo immersi, è considerata un’evidenza che non richiede un apprendimento. E’ senz’altro la ragione del fatto che chi la sa manipolare la impiega per modellare il nostro sguardo e i nostri comportamenti. Un approccio all’immagine solo sul piano emotivo significa preparare a divenire passivi e sottomessi. L’immagine è mitografa. Sotto l’apparenza della realtà essa modella le nostre opinioni politiche così come lo sguardo che abbiamo soprattutto sulla donna, indipendentemente dal nostro sesso.
Metodologia
L’obiettivo sarà di fabbricare strumenti per la lettura e scrittura di immagini, indipendentemente da livello di scuola.
Analisi di dipinti di ogni periodo e civiltà, fotografie di artisti, brevi sequenze di attualità televisiva.
Fabbricheremo immagini con le nostre macchine fotografiche, i nostri cellulari, le nostre videocamere. La lettura è indissociabile dalla scrittura.
( estratto dalle schede di presentazione dei laboratori)
Parallelamente al tempo dei laboratori, un gruppo di ricerca si è insediato, coordinato da Ferràn Zurriaga di Valencia, per la raccolta documentaria di testi sull’introduzione della pedagogia Freinet in Spagna dagli anni ‘20.
6. I LABORATORI CORTI
Oltre 50 laboratori corti in programma, più quelli aggiuntisi all’ultimo momento o di cui è stata chiesta la ripetizione, in sessioni di un’ora e mezza su cinque pomeriggi di cui nei due primi si avevano due turni ( (15,45-17,15; 17,30-19) con una dozzina di atelier brevi per ciascun turno.
Funzione di tali atelier è di presentare una tecnica, un tema di dibattito, la situazione scolastica di un paese, un’usanza o un costume ( in senso antropologico). Si è notata una tendenza a proporre un’estensione della durata di tali atelier su due o tre sessioni ; una forma laboratoriale intermedia fra il laboratorio lungo, che non tutti si sentono di affrontare stante la complessità della presenza plurilinguistica con gli inevitabili tempi di traduzione, non sempre possibile, e l’atelier breve- per alcune proposte troppo breve. Bisognerà pensare a questa possibilità per la R.I.D.E.F. in Italia.
Fra le molte proposte:
Omaggio alla poesia: Wislawa Szymborska ( Teresa Roda, Italia, due sessioni); Raccontare storie è necessario Laide Sandra, Brasile, due-tre sessioni); La città dei bambini e delle bambine ( Francesco Tonucci, Italia, due sessioni); Formazione di donne ad attività redditizie per la lotta alla povertà ( Antoinette Mengue, Suzanne Nnomo, Camerun; Formazione biennale Freinet in Germania con attestazione ( Gitta Kovermann, Harmut Glanzel); Atelier cappelli ( Teresa Flores, Spagna); Educazione della giovane Baka ( Pigmei) ( Jean-Desirè Mpoule, Africa); La scienza in strada ( Teresa Vicente Ramos, Spagna); tavole rotonde di presentazione di libri e ricerche sui maestri Freinet ai tempi della repubblica ( Ferran Zurriaga, Paqui Vidal, Valencia, Spagna); Giochi cooperativi ( Vera e Ulf Myrstedt); Alberi e storie di vita ( Domenico Canciani, Italia, tre sessioni);
Libera espressione e cooperazione con pieghe di carta e narrazioni ( Marisa Del Cioppo, Maria Isbela e Roberta Gerth Landell De Moura, Brasile); Linguaggio non sessista: il caso del francese come lingua straniera ( Irena Nyckowska, Polonia); Schede di lettura ( Marco Esteban Mendoza, Messico); cooperazione franco-georgiana ( Maiwenn Lebreton, Gaelle Violain, gruppo ICEM di Nantes); ricerca d’ambiente in Africa ( Gaspard Spriet, Ruth Del Bosque, I.C.E.M.); cesteria, trame della diversità ( Edineia Aparecida, Brasile); pedagogia della differenza ( Mansani Neuza, Edineia Aparecida, Brasile, due sessioni); linguaggio giapponese ( Okaniwa Yuko, Giappone); L’approccio genere e violenza alle bambine nella scuola senegalese ( Cheikh Makhfousse, Ndiaye Aboulaye, Senegal); Comportamento giapponese ( Youichi Watanabe, Tadayoshi Sakai, Giappone- due- tre sessioni); problemi ‘vivi’ e metodo naturale (Rémi Brault, I.C.E.M.- due sessioni); il mercato delle conoscenze ( gruppo I.C.E.M. di Leon, due sessioni); vivere insieme.- il paese immaginato dai bambini ( Lali Laliashvili, Khatuna Namicheishvili, Georgia); Ormoni e neuroni nella scienza (Elsa Arroyo Magaña, Gerardo Quiroz Robledo, Messico); Remedio Varos, pittrice, dall’esilio spagnolo al Messico ( Juan Carlos Lira Chavez, Messico); Il gruppo Freinet del Togo e la scolarizzazione delle bambine- il governo dei bambini, un’esperienza per la scolarità generalizzata delle ragazze ( gruppo MOUVEN, Togo); Margherita Zoebeli e il C.E.I.S. di Rimini, un’esperienza di formazione (Lucia Biondelli, Italia); come introdurre alla pedagogia Freinet? (Henry Landroit, Belgio); giochi linguistici (Henry Landroit, Belgio); le cooperative di donne nel sud del Marocco in relazione alla scolarizzazione delle bambine produzione artigianale di olio alimentare e cosmetico: gruppo del Marocco).
Il ‘mercato di conoscenze’ ad esempio mi ha colpito per la sua traducibilità in un percorso che può coinvolgere in modo attivo un’intera scuola e per il riferimento alla proposta degli ‘alberi delle conoscenze’. Prevede un’organizzazione in due sedute, in una si è ‘mercanti’: si gestisce uno stand e si tenta di far apprendere un sapere o un saper fare a un cliente. Nella seconda si è ‘clienti’ e si ‘naviga’ da uno stand all’altro aumentando le proprie conoscenze.
Esempi di proposte: preparare pasta di sale colorata; imparare delle figure di hip-hop; laboratorio trucco; fabbricare braccialetti; cucinare delle crêpes; giocoleria; preparare sandwich divertenti; animali con la carta; saltare la corda; danzare con i colori; costruire un cubo con l’origami;…
Ai partecipanti viene consegnata una scheda per la gestione dello stand in cui:
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riflettere sulla competenza da proporre stabilendo i criteri di convalida della sua acquisizione;
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pensare alle fasi del suo insegnamento;
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stabilire l’elenco dei materiali o strumenti necessari;
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preparare un manifesto di presentazione dello stand;
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fabbricare un semaforo per gestire l’accesso allo stand.
L’interesse pedagogico risiede nel consentire agli alunni di prendere coscienza della molteplicità dei saperi da loro posseduti, compresi saperi tradizionalmente poco riconosciuti dalla scuola. Si offre altresì l’occasione di capire che apprendere può essere piacevole.
Un vero peccato non potere seguire tanti stimoli e attività; e un peccato che spesso gli atelier africani o che presentano situazioni di cooperazione, di appoggio a movimenti di paesi ex coloniali, siano pochissimo seguiti o addirittura non si possano attivare per mancanza di assistenti.
Il C.A. ha proposto che i partecipanti che usufruiscono della solidarietà F.I.M.E.M. tengano almeno un atelier breve e si impegnino a trasferire nel proprio paese proposte e stimoli documentando le attività svolte, così che ci sia una ricaduta ( oltre a non essere sempre gli stessi a partecipare). Ma non sempre le loro proposte suscitano interesse e sono seguite, così che a volte sembra di vivere da separati di mondi diversi la realtà della R.I.D.E.F.
7. LA PRESENZA M.C.E.
Laboratori lunghi
ANIMATORI/TRICI |
TITOLO/ARGOMENTO |
Giancarlo Cavinato Nerina Vretenar
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La lettura, questa sconosciuta come formare autentici lettori ( gruppo MCE lingua) |
Teodora Tomassetti Stefano Scippo
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In che genere di mondo sei ? Orientamento e punti di vista nel globo locale ( gruppo MCE ‘Pedagogia del cielo’) |
Laboratori corti
ANIMATORI/TRICI |
TITOLO/ARGOMENTO |
Lucia Biondelli |
Margherita Zoebeli e il CEIS di Rimini |
Francesco Tonucci (C.N.R. Roma) |
La città dei bambini e delle bambine ( 2 sessioni) |
Teresa Roda
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Omaggio alla poesia Lettura e interpretazione di poesie di Wislawa Szymborska (poetessa polacca), di testi di Maria Zambrano ( filosofa) sul pensiero poetico e la filosofia e di Maria Luisa Spaziani ( poetessa italiana). ( due sessioni) |
Domenico Canciani |
Alberi e storie di vita Gli alberi genealogici come rappresentazione dell’identità personale e sociale ; le storie di vita e le storie professionali. ( tre sessioni)
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Conferenza nella giornata forum
di Francesco Tonucci
‘Perché abbiamo bisogno dei bambini per salvare le città ?’
MOSTRE E MATERIALI
60 ANNI DEL MCE, dicembre 2011
ESPOSIZIONE MATERIALI E PUBBLICAZIONI M.C.E.
LE MAESTRE DEL M.C.E. alla mostra ‘DONNE IN MOVIMENTO’
(Giovanna Legatti, Anna Fantini, Ines Casanova, Nora Giacobini, Daria Ridolfi, Elena Donini, Anna Brizzi, Gisella Galassi, Giuseppina Marastoni, Annamaria Mitri).
La ‘selezione’ è dovuta alla necessità di fornire un quadro del contributo femminile alla pedagogia popolare italiana e al possesso di materiale documentario. Si ringraziano Teresa Roda, Mariliana Geninatti, Rinaldo Rizzi, Roberto Lovattini, Franco Lorenzoni, Nicoletta Lanciano per i testi, le immagini, la stampa e la traduzione.
DONNE SCIENZIATE E RICERCATRICI ( Rita Levi Montalcini, Margherita Hack, Françoise Héritier, Margherita Zoebeli).
IL VILLAGGIO SINTI DI MESTRE ( testo a cura di Paola Sartori)
I partecipanti italiani sono stati 34, di cui 26 attivi nel M.C.E., 3 studenti di Roma e 5 accompagnatori.
8. LA CITTA’
Leon, cittadina di circa 135.000 abitanti, offre una cornice splendida a un incontro che ha anche momenti di relax e uscite serali. In particolare il maestro Argimiro, ultimo incarcerato dal regime franchista nel 1976, ha offerto la sua competenza storica e documentaristica per una indimenticabile passeggiata serale lungo il percorso che narra secoli di storia, dallo stanziamento della VII° legione romana, ai visigoti, ai re leonesi, all’arte romanica, gotica, mudejar, fino a Gaudì: le mura, le chiese, le piazze, i palazzi, fino alla monumentale cattedrale con le stupende vetrate, seconda solo a Chartres, senza trascurare il ‘barrio humédo’ ( quartiere dove…si beve parecchio e bene, di qui l’appellativo). Da non perdere S. Isidoro, con il panteon dei re leonesi, e la plaza mayor, ma innumerevoli sono le opere minori. Argimiro ha dedicato un anno sabbatico in ricerche negli archivi municipali (26 km. di scaffali!). Abbiamo così capito che la città non si chiama così in onore del re della foresta, ma è contrazione di ‘legiòn’.
I gruppi in uscita erano divisi per lingua: due in spagnolo, due in francese e uno in inglese.
Sullo sfondo, ci ha sempre accompagnato durante le giornate la visione di ‘peregrinos’ diretti a Santiago.
9. LE ASSEMBLEE GENERALI F.I.M.E.M.
Per 12 giorni il C.A. ha lavorato alla messa a punto dell’organizzazione delle assemblee e del prossimo biennio di vita della federazione: incontrando i movimenti, ascoltando, strutturando le proposte per le assemblee, mettendo a punto gli orientamenti pedagogici.
Un resoconto dettagliato delle assemblee e delle decisioni assunte si trova nell’INFOR-CA.
Nel corso di una R.I.D.E.F. si tengono tre assemblee generali F.I.M.E.M.: la prima il terzo pomeriggio, di presentazione dei punti all’ordine del giorno ( presentazione delle delegazioni e controllo presenza delegati, in numero proporzionale alle dimensioni di ciascun movimento; presentazione dei candidati al C.A.; rapporto morale, rapporto finanziario, orientamenti generali; resoconto attività del C.A. nel biennio 2010-2012; bilancio di previsione 2012-2014; proposte per le successive R.I.D.E.F.; carta della F.I.M.E.M. = nuova carta della scuola moderna; quote di partecipazione alle R.I.D.E.F.- paesi A e paesi B secondo il costo della vita; sede sociale della F.I.M.E.M.; elezioni del C.A., nuovi paesi membri ammessi; elezione dei revisori dei conti; varie).
Delegati per l’Italia all’A.G.: Teresa Roda, Paolo Lampronti ( in sostituzione di Leonardo Leonetti).
Candidati al C.A. in sostituzione dei membri uscenti per un minimo di 5 partecipanti e non oltre 7: Cavinato Giancarlo (Italia), David Almlof ( Svezia); Sadikh Diaw (Senegal); Renate Niklausen (Germania) e François Perdrial (Francia) subentrano a due dimissionari per un biennio. Pilar Fontevedra (Spagna) prosegue il suo mandato per un biennio.
Un video presenta la R.I.D.E.F. 2014 a Reggio Emilia; un altro video presenta la candidatura del Benin per la R.I.D.E.F. 2016 ( vi è anche la candidatura della Svezia, poi ritirata, e alla fine riproposta nella terza seduta). I Paesi richiedenti l’ammissione alla F.I.M.E.M. sono il Cile, la Costa d’Avorio, il Marocco, l’associazione ‘Amis de Freinet’.)
La seconda sessione, il sesto pomeriggio, è articolata in tre gruppi di lingue, ispaniche, francofone, anglofone, e ciascun gruppo è presieduto da un membro del C.A. Il M.C.E. partecipa al gruppo ispanofono. Compito dell’incontro è dibattere i vari punti su cui si voterà, analizzare documenti e proposte, formulare richieste e proposte al C.A.
La terza sessione, il nono pomeriggio, è quella deliberante e conclude lo spazio dedicato alla F.I.M.E.M. A seguire, il nuovo C.A. si riunisce e procede a nominare presidente, vicepresidente, segretario e a distribuire i compiti fra i membri, formulando un piano di lavoro per l’anno. Il successivo incontro del C.A. sarà a Mestre a Pasqua 2013. Presidente è Pilar Fontevedra, che ha curato per conto del C.A. l’organizzazione della attuale R.I.D.E.F., vicepresidente F. Perdrial.
L’Italia ha due compiti per il biennio: la preparazione della R.I.DE.F. e la pubblicazione di un ‘libro bianco’ sulla violazione dei diritti dei bambini nel mondo da distribuire all’incontro 2014.
Uno spazio del lavoro del C.A. è dedicato alla struttura del nuovo sito F.I.M.E.M., curato da Claude Beaunis, membro dell’I.C.E.M. distaccato dall’insegnamento ( c.beaunis@gmail.com) ; l’indirizzo è:
Ci si deve registrare al sito, informandone la corrispondente per il M.C.E. Mariliana Geninatti, se si desidera inviare testi, proposte, documenti, foto ( mg-rf@inrete.it)
Sono membri iscritti anche Teresa Roda e Daniele Bianchi.
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LA CORNICE PEDAGOGICA
- mostre
Esposizione nel museo di Leon della mostra: ‘DISSOTERRANDO IL SILENZIO’
In una scuola rurale repubblicana della metà degli anni ’30, un maestro innovatore avvia un esperimento di tipografia scolastica. I quaderni degli alunni di quello sperduto villaggio viaggeranno fino in Francia, Argentina e Cuba. Il maestro verrà fucilato e sepolto in una fossa comune nei primi giorni della guerra civile. Settant’anni dopo, la mostra raccoglie testimonianze dei pochi alunni rimasti in vita, alcuni ritratti di un pittore attuale, un video sulla vita e il lavoro del maestro.
Mostra ‘DONNE IN MOVIMENTO’ sul contributo offerto da insegnanti donne alla diffusione della pedagogia popolare: ogni movimento è stato invitato a portare biografia e storia professionale, corredata da foto, di insegnanti di scuola moderna. Hanno contribuito Spagna, Italia, Brasile, Polonia, Svizzera, Germania.
Mostra ‘BAMBOLE ROTTE’
Sulla violenza di genere sofferta da migliaia di donne nel mondo per mano di persone che ‘le amano’. Si invita a riflettere sul fatto che non si tratta di colpevoli ma di vittime. ( Blanca Porro).
Mostra ‘BELLE MA NON ADDORMENTATE’
Per mezzo dell’arte si offre uno sguardo critico sull’ambiente circostante, così da permettere la costruzione della propria identità. Liberarsi del potere degli altri presuppone una rottura implacabile di miti, di percorsi, di tempi che non si accordano con il proprio tempo. (Isabel Alonso)
Mostra di attività con le scuole e sulle attività e le produzioni dei movimenti dei diversi Paesi.
I corridoi del liceo ‘Ordoño II°’ esponevano attività sulle pari opportunità e parità di diritti svolte in scuole spagnole e ritratti di scrittrici, poetesse, scienziate, della scrittrice Josefina Aldecoa ( ‘Historia de una maestra’).
- dibattiti
Oltre alla presentazione di libri in città, nel tempo dei laboratori corti, e a un paio di tavole rotonde sulla condizione femminile e la scolarizzazione delle bambine, va ricordato il dibattito ‘GLOBALIZZAZIONE NEOLIBERISTA E RICADUTE NELL’EDUCAZIONE’ con la partecipazione di Enrique Diez, docente all’Università di Leon ( enrique@unileon.es)
Nel suo intervento Diez ha presentato la ‘dottrina chock’ di Naomi Klein, che, su ispirazione dell’economista Fieldman, denomina anche come ‘l’auge del capitalismo del disastro’. In tale ottica l’uragano Katrina è una tragedia ma anche un’opportunità per una riforma radicale del sistema educativo. A New Orleans nasce una rete di scuole private sostenute da buoni istituiti da G. W. Bush. Approfittando di crisi si attaccano i servizi pubblici, in particolare si saccheggia
l’educazione seguendo i suggerimenti di Fieldman che afferma che bisogna agire rapidamente generando uno stato di chock, un trauma collettivo, che impedisce un’immediata reazione, promettendo che così ci si salverà da maggiori disastri.
In Spagna il governo si impegna a garantire vantaggi alla chiesa cattolica e alle imprese sostenendo forme di segregazione razzista, di confessionalità, finanziamento di settori privati con fondi pubblici.
Certo dei progressi ci sono stati ( scolarizzazione dai tre anni, estensione dell’obbligo,…); ma sono proprio queste conquiste ad essere attaccate da un’ideologia mercantilista che si fonda su meno stato e più mercato. Vengono stanziate quantità di milioni per sostenere le banche ( è un saccheggio di denaro pubblico), per la scuola sembra non ci sia denaro. I tagli sono accompagnati da ‘riforme’: scomparsa della formazione, trasformazione della funzione docente, eliminazione della scuola dei tre anni, massificazione delle classi,….
Si tratta sempre di argomenti economici, mai di tipo educativo. In cambio per la scuola pubblica sussidiaria si fanno sgravi fiscali e si forniscono buoni scuola per le famiglie che vi iscrivono i figli. Come in Italia, si pensa di tornare ai livelli minimi ( le tre I berlusconiane).
Si ragiona in base all’equazione povertà = poca capacità di studio.
L’autonomia comporta una gestione degli istituti in base a modelli imprenditoriali: un governo gerarchico della scuola secondo il modello: ‘finanziamento se c’è un risultato’. Le scuole vengono stimolate a trovare sovvenzioni private esterne. Da almeno 30 anni si è imposto alle scuole tale modello, che funziona attraverso:
- la mercantilizzazione
- lo smantellamento del settore pubblico sottraendo risorse
- il management gerarchico.
Un’”educazione del disastro”: è una profonda mutazione nella concezione dell’educazione, vista solo sotto il profilo economico.
( a seguito dell’intervento i partecipanti- circa un’ottantina) si sono divisi in tre gruppi di discussione e nel dibattito finale si è prodotto un documento, che è stato proposto e approvato nell’assemblea finale di bilancio della R.I.D.E.F. e verrà collocato nel sito- v. traduzione nell’INFOR C.A.)
- le serate
Il programma delle serate alterna la conoscenza della tradizione popolare del paese a feste, visite, manifestazioni culturali, alla presentazione di ciascun paese ( le ‘serate interculturali’) che ogni movimento prepara nei momenti liberi.
Dopo la prima serata della cena cooperativa e la seconda di visite alla città, si sono succedute: danze popolari di un gruppo femminile leonese precedute dall’esibizione del coro ‘Ars cantus’ con canti medievali e rinascimentali e del folklore; proiezione del film ‘L’école buissonnière’ sui primi passi del maestro Freinet a Bar-sur-Loup: un grande film sulla dignità e i diritti dell’uomo, del cittadino, dell’infanzia, film che ha fatto conoscere la pedagogia Freinet nel mondo, dal colorito provenzale vicino ai film di Pagnol, che gli spagnoli hanno iniziato a tradurre e che proveremo a tradurre in italiano ( se ne è visto un primo frammento sottotitolato in spagnolo e poi una versione americana che ebbe il premio dell’ONU ma è mutilata in diverse parti) tre serate dedicate ai diversi paesi, nella prima delle quali interviene in apertura un altro coro che conclude la sua esibizione con ‘Caminante, no hay camino’, dal testo di Machado musicato da Paco Ibañez e indossando le magliette con la scritta ‘Escuela publica de todos y para todos’ della protesta delle scuole per i tagli dei mesi precedenti ; una serata ‘donne nella musica’ in cui Carmen Castrillo legge poesie di Wislawa Szymborska, premio Nobel di poesia 2006 e offre un ‘cuentacuentos’ e, a seguire, il gruppo musicale ‘Gritsanda’; una festa finale con complessino in salsa catalana e sangria a fiumi.
Le serate interculturali suscitano sempre commenti e polemiche, perché non sempre si segue una linea omogenea nel rappresentare lo spirito del proprio movimento. C’è chi attribuisce un carattere pedagogico-politico alla presentazione ( la Germania, ad esempio, con l’ossessione per la valutazione e i test e la conseguente formazione di classi differenziali; l’Italia, con la rappresentazione che richiama il tema della successiva R.I.D.E.F. ‘ la città delle bambine e dei bambini’) o politica (l’Austria, con i canti della resistenza;) o folklorico ( il Brasile, con le danze e la cerimonia del ‘bumba meu boi’; la Polonia; la Svizzera;...) o auto-ironico ( il Belgio, con i puffi, il ‘manneken-pis’, Tintin¸’perché non si dica che siamo solo quelli delle’ frites’ e della cioccolata; la Svezia, con l’IKEA, la VOLVO,...) o in forma di rappresentazione di un evento tipico della cultura o di un personaggio emblematico( il Marocco con la figura di Fatima Tabàamtant , il Senegal,...).
La disomogeneità suscita nel periodico domande sull’idea di cultura popolare nella F.I.M.E.M. ( T. Roda) o ironici consigli per chi organizza una spettacolazione ( ‘prevedere nel proprio bagaglio costumi folkloristici; prevedere danze popolari degne di una istituzione che intende preservare la purezza delle fanciulle e il cui testo rappresenti profondità di sentimenti, utilizzando onomatopee universali; non parlare del proprio paese ma trascinare i partecipanti in una danza frenetica tenendosi per mano o invitare tutti ad abbracciarsi; se il proprio paese è governato da un dittatore o un re autoritario, offrire bibite tipiche così da contribuire al cambiamento della rappresentazione mentale del paese...) ( H. Landroit).
Tre serate a mio avviso sono troppe e contribuiscono a volte a un’eccessiva lunghezza o a finali come quello della danza collettiva a conclusione di molte rappresentazioni, con tempi che si allungano e disomogeneità nelle presentazioni.
- commemorazioni F.I.M.E.M.
Il pomeriggio quarto giorno è stato dedicato, nella sezione precedente l’ass. generale, al ricordo di due figure indimenticabili, Flaviana Granzotto ( Florianopolis, Brasile), figlia di emigranti italiani, e Eiichi Murata ( Giappone). La commemorazione è stata fatta attraverso due video e, nel caso di Eiichi, anche con la distribuzione di un suo articolo sulla R.I.D.E.F. di Nantes (‘Era la mia tredicesima R.I.D.E.F.’) in cui richiama il testo della conferenza che ha tenuto durante la giornata forum ‘L’educazione in Giappone, sempre più reazionaria’. Ci lascia una domanda quanto mai attuale e inquietante: ‘La pedagogia Freinet è abbastanza chiara e solida per uscire dal sortilegio del mito del risultato scolastico (cfr. prove OCSE-PISA) che imprigiona le scuole?’
Afferma inoltre di essere stato molto colpito dalla presenza, a Nantes, di numerosi insegnanti africani, quasi un’ironia del destino, nella città della tratta degli schiavi e del commercio triangolare.
Manifesti anche il tuo imbarazzo nel rispondere, a volte, alle domande su quanti insegnanti Freinet ci sono in Giappone, perché ogni paese ha le sue specificità e ci sono stati altri movimenti innovatori a cui non bisogna precludersi. La R.I.D.E.F. che hai organizzato in Giappone è stata fra le più notevoli, a detta di chi c’era.
Caro Eiichi, ti ricordiamo sempre sorridente, con l’eterna sigaretta, e con l’inseparabile videocamera attraverso i laboratori e l’insieme delle attività delle R.I.D.E.F., instancabile documentatore.
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LE ESCURSIONI
Scegliere fra sette diverse possibilità non è facile, tutte erano molto attraenti:
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Città di Leon
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Grotte di Valporquero
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Astorga, città romana e l’incantevole paesino Castrillo De los Polvazares
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Camino di Santiago, Mansilla de las mulas e Sahagun
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Zona del Bierzo
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Las Medulas ( miniere d’oro sfruttate dai romani che, attraverso canalizzazioni, hanno modificato profondamente l’orogenesi delle montagne in precedenza sedi dei ‘castri’ degli Asturi, facendole esplodere così da raccogliere l’oro in bacini a valle)
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Picos de Europa, ruta del Cares
Ogni uscita prevedeva la visita a luoghi naturali, monumentali, musei, cantine, miniere e sosta con pranzo al sacco.
Le escursioni erano calibrate secondo diverse possibilità deambulatorie e fisiche dei partecipanti.
12. LA GIORNATA FORUM- PORTE APERTE
Programma della giornata centrale aperta alla presenza di esterni, insegnanti e cittadini interessati, che non possono partecipare all’intera RIDEF.
ore 9,30-11,00 laboratori lunghi aperti a visitatori esterni ma c’è chi interpreta che l’apertura coinvolge anche i partecipanti dei laboratori che possono circolare e visitare altri laboratori; di fatto questa eventualità interrompe l’unitarietà del lavoro e ‘costringe’ gli animatori a pensare a un’attività autonoma rispetto al percorso, per non scadere in una descrizione verbale
ore 11,15- 13,15 conferenza inaugurale aperta da Emiliano Padilla ( ‘la società non sarà completa senza la totale parità’). Interviene Luciana Gaitero ( M.C.EP.) descrivendo la situazione dei 56 milioni senza scolarità nel 2015, la maggior parte bambine e ragazze. In 47 dei 54 paesi africani nelle zone rurali la situazione è ancora peggiore. Il 90% degli analfabeti è donna. Con il crescere dell’età aumenta la pressione sociale per adeguarsi ai ‘doveri’ connessi al genere anche nel mondo alfabetizzato. L’UNESCO propone un accordo globale per l’alfabetizzazione e l’educazione di bambine e donne. L’obiettivo è di farle rimanere il più possibile a scuola. L’educazione può offrire uguaglianza di opportunità attraverso lo sviluppo personale e il lavoro. Servono azioni di recupero degli abbandoni e di orientamento.
L’empowerment delle donne è un’urgenza sociale, può contribuire alla pace e allo sviluppo sostenibile.
Teresita Garduño Rubio interviene sul tema: ‘La scuola deve dare risposte’. Descrive la situazione ancora oggi drammaticamente attuale: violenza, rapporti di forza, neoliberismo, potere del denaro. I modelli proposti in mille modi in famiglia, a scuola, dai media, sono ancora coerenti con tale assetto di dominio. Ma un filo di speranza si intravede: i giovani stanno cambiando il pianeta ( indignados/as). ‘Chi non lotta per tutto non lotta per nulla’ ( Messico, movimento 132).
Un popolo che dimentica la sua storia è condannato a ripeterla. Il Messico è dominato dal narcotraffico, dal clima di violenza che esso induce. La scuola è fondamentale, ma il narcotraffico è una soluzione alla povertà. Le persone nell’economia di mercato, che prevale su ogni altro valore, se non producono non sono importanti.
‘Se non ci lasciate sognare, non vi lasceremo dormire’ ( Cile).
Descrive anche la situazione dei bambini che non hanno un posto nella società, esclusi dal contesto per la loro povertà, sfruttati, senza uno spazio e senza un senso del loro esistere al mondo. Bambini lavoratori, che vivono in città violente, pericolose, che impediscono l’accesso all’educazione. Vivono in strada, in casa c’è bisogno di denaro.
La storia di vita di molti bambini e bambine di strada è segnata dall’espulsione dalla scuola, dall’invio in strada della famiglia, e qui comincia la catena del narcotraffico. La scuola stessa è spazio violento, monotono, ripetitivo.
La scuola deve accettare le differenze partendo dall’assunto che non esistono gruppi omogenei, non chiedendo che apprendano tutti allo stesso modo, puntando sulla scienza, l’arte, l’apprendimento della democrazia.
Cosa succede quando la scuola apprende dai bambini? I bambini e le bambine si interrogano su ciò che succede nel mondo, non sui contenuti dei programmi, non passano da una domanda alla successiva.
Scuola come spazio di sperimentazione, luogo che permette di accumulare esperienze ( cfr. Rita Levi Montalcini).
Al centro della scuola dev’esserci il principio di uguaglianza.
I colori sono riflessi di luce, non esistono i ‘colori da maschi’ e ‘da femmine’.
Ai maschi va richiesto di non gridare, alle femmine di non tacere.
I giochi stessi costruiscono modelli di persone.
Un intervento di grande pathos e dignità culturale e scientifica.
Marifè Santiago Bolaños ‘Donne e legislazione’
filosofa, scrittrice, ex responsabile dell’ufficio cultura del ministero dell’istruzione nel governo Zapatero, fra le fondatrici della rete ‘Donne per un mondo migliore’ ( Africa, Spagna).
Cosa possono fare le donne in campo educativo per salvare il mondo? ( senza donne non si cambia il mondo). Dice Maria Zambrano che viviamo tempi di egoismo e predominio che sostituiscono la cooperazione e la solidarietà. In educazione l’oggettività è inutile se non si tiene conto dei sentimenti, bontà e giustizia in primis.
Richiama la Costituzione del ’78: se in Spagna la democrazia si è radicata lo si deve all’educazione.
Ricorda i ‘movimenti di rinnovamento pedagogico’ nati alla fine degli anni ’70.
Durante la dittatura si aveva analfabetismo e educazione rigidamente monosessuale ( Maria Zambrano: ‘Gli intellettuali nella guerra di Spagna’).
La legge istituisce spazi di convivenza. L’educazione predispone cammini che tracciano mondi verso territori di libertà e creatività.
In educazione non deve avere spazio la paura. Serve uno sforzo contro la mentalità corrente, gli stereotipi ( v. Adorno, che ha lavorato in tempi bui) , le catene che attraversano il corpo di molti bambini e, nel caso delle bambine, contro i fantasmi di genere sulle donne che ne determinano dipendenza. Fra le credenze, va sradicata quella secondo cui alcuni sono migliori di altri ( ‘merito’).
I maestri hanno tracciato mappe di convivenza civica, eliminato scogli in tempi bui.
L’educazione non dà spazio all’immobilismo, sempre anticipa il futuro. Ma per radicarsi nelle menti i cambiamenti educativi richiedono la generosità di tutti.
Amartya Sen sostiene che globalizzare il sapere e l’educazione rappresenta un progresso per tutti, che deve estendersi ed essere difeso; a condizione di non identificare globalizzazione con uniformizzazione. Bisogna estendere a tutti/e i vantaggi delle nuove tecnologie.
La rete di donne è coordinata dai governi del Mozambico e della Spagna.
Quando una donna progredisce, è il mondo a progredire.
Le caratteristiche del rispetto, della tolleranza, dell’accoglienza, l’empowerment, tipici delle donne, comportano benedici per tutti, uomini inclusi. Va sviluppato empowerment, imprenditoria, salute, educazione nelle modalità del femminile. A fronte di un quadro desolante ( tagli dei governi ai costi del welfare, schiavitù mascherate, violenze di genere traffico di organi umani,….) bisogna aver chiari gli obiettivi, la salute, l’autonomia personale, la creazione di microimprese, l’educazione delle bambine che contribuisce a diminuire la mortalità infantile, che aumenta il livello culturale di un paese.
Siamo in tempi di incertezza: la caduta del muro nel 1989 ha imposto un unico modello come possibile, un capitalismo disumanizzante, il diritto di sopravvivenza dei più forti si è fatto legge, ha imposto forme antidemocratiche. Non dobbiamo accettare le disuguaglianze come ‘costi’ dello sviluppo economico. Non vi è progresso senza equilibrio e sostenibilità. La politica deve lavorare sul possibile, non sull’accettazione dell’esistente.
( il testo completo dell’intervento, tradotto da Teresa Roda, verrà collocato nel sito M.C.E.)
-A conclusione della mattina: proiezione di filmati sul tema in tre sale in simultanea in francese, inglese, spagnolo.
ore 15-16 visita agli stands collocati nel portico del liceo Ordoño II° con bancarelle con prodotti artigianali, libri, presenza di associazioni di volontariato. Visite guidate alle mostre.
ore 16-18 conferenza ‘La città delle bambine e dei bambini’ di Francesco Tonucci ( Istituto di scienze e tecnologia della cognizione-C.N.R.)
Nel suo intervento Francesco sostiene l’idea di una nuova cultura dell’infanzia e una nuova filosofia di governo delle città.
‘Chiedo a questa città il permesso di uscire di casa’ afferma un bambino di Roma davanti al sindaco. I bambini non vanno protetti, vanno ‘armati’ fornendo loro conoscenza sui loro diritti, spesso disattesi, perché siano loro a difenderli.
Se la città è pericolosa, è la città che va cambiata. E’ un progetto di governo della città, che richiede ascolto, una diversa politica, una diversa economia, spazio al gioco e all’autonomia, un passo indietro degli adulti ( quando Obama ha affermato all’indomani della sua elezione: ‘Ascolterò la voce di quelli che non mi hanno votato’, non lo sapeva, ma stava parlando dei bambini).
Il sito in cui trovare il testo completo ‘Perché abbiamo bisogno dei bambini per cambiare le città’ :
Tonucci ha narrato varie esperienze di partecipazione dei bambini alle decisioni degli amministratori delle città in grandi città come Roma, Buenos Aires, e in città medie quali Pesaro, come pure in diverse città spagnole.
Gli adulti sono pressati da due necessità:
-il trasporto celere verso il lavoro
-dove collocare i bambini
Che si traducono in una catena di scelte che produce modi di vivere urbani.
La città, anche grande, ha la possibilità di riprendere una dimensione umana intervenendo per quartieri. Occorrono scelte contro la velocità, perché la mobilità legata al paradosso della fretta si traduce in ingorghi che ottengono l’effetto opposto.
Si ritiene che la percentuale dell’autonomia della fascia 6-14 anni in una città sia del 6%. Nelle città che hanno attivato consigli dei ragazzi e progetti quali l’andare a scuola a piedi si raggiunge fino a un 50%. ‘Se i bambini e le bambine escono soli di casa e percorrono il proprio quartiere per andare a scuola si produce un cambiamento reale: cambia l’atteggiamento degli adulti, aumenta la sicurezza, la mobilità e lo spazio pubblico’ ( F. Tonucci, intervista in ‘Diario de Leòn’ del 29 luglio.).
Il tema della conferenza entra pienamente nella progettualità della prossima R.I.D.E.F., anche se bisognerà integrarlo con l’ottica dei bambini e delle bambine della parte del sud del mondo in cui le situazioni sono quelle descritte da Teresita nel suo intervento.
-ore 18,30 tavola rotonda; ‘Situazione della coeducazione nei diversi continenti’
Partecipano: Teresa Garduño, Messico, psicopedagogista laureata in Scienze dell’educazione, fondatrice dell’Istituto di ricerche pedagogiche e presidente F.I.M.E.M. ; Antoinette Mengue Abesso, Camerun, professoressa di scuola normale; M. Joaquina Sanchez Ortiz, Spagna, insegnante di scuola secondaria, coordinatrice di attività di formazione in coeducazione; Miki Igari, Giappone, professoressa di studi sociali in una scuola superiore, ha lavorato nell’educazione speciale.
Moderatore: Juan José Vicente Cuesta, M.C.E.P. , introduce specificando che il genere è una costruzione sociale, determinata culturalmente, prescrittiva di comportamenti ‘adatti’ a un sesso/ruolo. La scuola non produce disuguaglianza ma la riproduce e la avvalora, la scuola ‘mista’ riproduce le disuguaglianze, la scuola coeducativa accetta accoglie e mescola le differenze ( ed. alla parità).
Mariquina difende la necessità di un’attenzione allo sviluppo di bambini e bambine, non solo una cura rivolta alle bambine, come compito della scuola. Evidenzia come i risultati scolastici delle bambine sono molto migliori di quelli dei maschi, e che la femminilizzazione dell’insegnamento è un problema. La crisi incide pesantemente sui posti pubblici.
Teresita parla delle gravidanze precoci in America latina, di coppie molto giovani in un quadro di speranza di vita migliorata rispetto al secolo scorso. La politica di educazione sessuale ha inciso sulla fertilità ma non ha molto migliorato le relazioni.
In Bolivia si registra un’alta percentuale di gravidanze adolescenti ( 18%) in crescita, solo 1 ragazza su 4 usa contraccettivi, l’aborto è punito con il carcere. E’ drammatico il turismo sessuale.
Nel mondo 150 milioni di bambine, fra cui molte sudamericane, soffrono di sfruttamento sessuale.
Il 100% delle donne lavora con salari più bassi degli uomini, pur in presenza di una scolarità più alta di quella maschile nelle città rispetto agli ambienti rurali.
Le donne povere sono discriminate nell’accesso e nel mantenimento a scuola, e ciò tanto più nel caso di popolazioni indigene. E’ diffuso ovunque un alto tasso di analfabetismo funzionale.
Miki In Giappone molte scuole private a seguito del calo di natalità si sono trasformate in scuole miste, ma non per ideali educativi. La Costituzione afferma la coeducazione ed è contraria alla separazione. Il curricolo occulto continua però a trasmettere concezioni tradizionali contraddicendo tali intenti. Il neoliberismo opera pressioni affinchè i sessi rimangano chiusi nei loro ruoli tradizionali.
Da poco è nato un movimento di giovani padri ( ‘Ikumen’) che rifiutano il concetto tradizionale di mascolinità.
Antoinette Nella società africana uomo e donna non godono degli stessi diritti, la donna è considerata inferiore in tutti gli ambiti, al servizio dell’uomo. Le donne hanno una preminenza numerica, oltre il 50,6%. Disuguaglianze dovute a:
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forza della cultura, della tradizione, della religione
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assenza di un’emancipazione di donne e giovani
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assenza di rappresentanza politica femminile
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concentrazione di donne in attività informali
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bassa scolarità ( 25,1% di ragazze a fronte di 45,1% di maschi; alle superiori l’1%; il 46,9% è senza un diploma; 1,2% di donne laureate).
Alti costi in termini di capitale umano.
Nel settore pubblico lavora l’1,9% di donne contro il 4,2% di uomini.
Nel Camerun esiste il ministero della donna e della famiglia, con un programma di educazione ai diritti dell’uomo e alla cittadinanza.
La giornata si è conclusa con la serata musicale e poetica.
13. LUNES SIN SOL
La R.I.D.E.F ha aderito alla manifestazione promossa settimanalmente dalla ‘Piattaforma contro la violenza maschilista’ di Leòn, ( venti collettivi: associazioni, partiti, sindacati), nata nel 2005 con l’obiettivo di contribuire a sradicare la violenza che ogni anno uccide un numero alto di donne. Ogni lunedì alle 20 ( se c’è stata un’uccisione nella settimana precedente, ma in questo caso in forma straordinaria), in plaza de Botines si convoca una riunione. La R.I.D.E.F. al completo era presente e donne di diversi paesi hanno letto un testo contro la violenza alle donne in varie lingue, concludendo con il canto di rivolta femminile ‘Debout!’ ( sull’aria dei ‘Soldati del fango’ di resistenza nei campi di concentramento).
Al termine abbiamo salutato la delegazione di minatori in lotta da due mesi per il lavoro che occupano da 55 giorni il palazzo della provincia, a cui in diversi modi durante la R.I.D.E.F. è stata espressa solidarietà.
‘un altro mondo è possibile, più giusto, più degno; in questi giorni i giornali scrivono ‘il ministero non darà un euro per evitare la chiusura delle miniere. Se il carbone non è l’energia del futuro, per ragioni ecologiche, i poteri pubblici devono fornire un’alternativa economica sviluppando le energie rinnovabili. ‘ ( periodico n° 5, Jean Denis Sopena)
14. COMUNICAZIONE DEI LABORATORI E BILANCIO FINALE
Mercoledì 1 agosto, giornata finale organizzata intorno alla comunicazione dei laboratori al mattino e in un’assemblea di bilancio finale al pomeriggio, in base a un questionario di valutazione distribuito nei laboratori il giorno prima.
La comunicazione, come la presentazione iniziale, è un punto che offre lo spunto a osservazioni, rilievi, proposte di modifica, dovendo scegliere se puntare su elementi corporei-gestuali- coreutici ‘di effetto’ o su una presentazione del percorso più analitica e utile sul piano di un’eventuale riproducibilità. In ogni caso un grosso ostacolo è la limitazione nell’uso del linguaggio verbale, così che in alcuni casi non si coglie come meriterebbero la specificità delle proposte, alcune delle quali sembrano analoghe.
In alcuni casi si è scelto una presentazione video come in apertura, anche se i tempi non consentono un autentico montaggio cooperativo. Rimane critica l’assenza di un coordinamento e di una ricerca di forme di conduzione coerenti fra loro. Il problema è aperto, perché o si prevede un incontro di mezza giornata prima dell’inizio o una corrispondenza a distanza coordinata dal C.A.
Al questionario di valutazione si sono avute 100 risposte. Gli aspetti ritenuti più positivi sono stati gli alloggi, i laboratori lunghi, le escursioni. La maggior parte dei laboratori è stata letta come coerente con il tema dell’incontro, obiettivo da perseguire anche nella R.I.D.E.F. italiana.
Meno positiva la valutazione sui dibattiti e la giornata forum.
Un punteggio alto è stato attribuito agli organizzatori, al loro sorriso, alla loro pazienza.
Aspetti critici emersi:
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mancanza di cooperazione di partecipanti negli spazi di convivenza
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non raccolta differenziata rifiuti ( la sostenibilità è stata tema centrale della scorsa R.I.D.E.F
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l’accesso a internet limitato
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la distanza tra i luoghi da percorrere più volte nell’arco delle giornate
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richiesta di avere tutti i testi in cartaceo ( i resoconti sui laboratori e altri testi lunghi sono stati collocati nel sito del periodico): gli organizzatori rispondono che hanno limitato la quantità per sostenibilità ambientale oltre che per i costi ( la richiesta è in contraddizione con quanto sopra)
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‘militarizzazione’ nella gestione dello spazio tavoli al ristorante da parte del personale
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assenza dei gruppi di base in cui solitamente si forniscono le informazioni; si risponde che molte informazioni erano nei cartelli esposti quotidianamente
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l’orario troppo denso
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si propone che la valutazione si faccia prima, non all’ultimo momento
Per la R.I.D.E.F. in Italia si raccomanda ‘non troppo lusso’.
Le R.I.D.E.F. si concludono con il passaggio di consegne dal gruppo organizzatore al successivo movimento. Gli organizzatori sono arrivati sul palco con un grosso pacco che conteneva:
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il ‘boi’ brasiliano che dalla R.I.D.E.F. in Finlandia ( 1990) accompagna tutte le successive edizioni e viene usato dai brasiliani per la loro rappresentazione
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un ‘botijo’ ( orcio per l’acqua)
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un paio di maracas per ciascun italiano presente
Con i saluti e gli auguri reciproci si è conclusa la R.I.D.E.F.
15. MODALITA’ ORGANIZZATIVE
Le commissioni attivate dal movimento spagnolo durante la R.I.D.E.F. erano:
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generale e rapporti con l’esterno (2)
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pedagogica ( 2)
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economica ( 1)
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mostre ( 3)
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pasti ( 3)
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residenza ( 2)
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scuole in cui si operava ( 3)
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trasporti ( 1)
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bar ( 1)
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animazione ( 3)
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iscrizioni e accoglienza ( 6)
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organigramma e mappe- percorsi ( 3)
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materiali * generale (4)
* informatica ( 2)
- accoglienza a Madrid ( 6)
- acquisti ( 3)
- rapporti con la stampa ( 2)
- documentazione ( 1)
- atelier bambini-ragazzi ( 3)
Ciascuno aveva almeno due incarichi, per un totale di 30 persone.
In conclusione, le parole di Paco Bastida ( M.C.E.P.)
‘Lunga vita alla R.I.D.E.F!
Tra le molte cose, una R.I.D.E.F. è una messa in comune di esperienze educative con professionisti di tutto il mondo, un insieme di nuove esperienze, la ricerca di alternative nella scuola per cambiare l’evoluzione oppressiva del nostro mondo in mano a oscuri poteri che però ci sono ben noti; l’ascolto e lo scambio di opinioni con compagne/i che vivono molto lontano, che da molto tempo non vedevamo, con cui riannodare i contatti; gridare ancora per la pace,l’uguaglianza fra i sessi e il rispetto reciproco; diffondere e far evolvere in pensiero pedagogico senza confronti; assaporare dopo un giorno di intenso lavoro esperienze culturali alla sera; il tutto in un contesto internazionale unico e che mette a dura prova chi si occupa di organizzarlo. Abbiamo il dovere di far sì che non scompaiano incontri di questo tipo. Per tutto ciò, e molto di più, lunga vita, intensa, fruttuosa, solidale, alla nostra R.I.D.E.F.!
Diamo il benvenuto ai nostri amici e amiche dell’Italia, e apprezziamo lo sforzo fin qui fatto per raccogliere la fiaccola. ‘
( periodico n° 8)
Un grande grazie a Pilar, Charo, Luciana, César, Pablo, Itziar, Hortensia, Juanjo, Isabel, Elena, Charo, Begoña, Marino, Juan, Teresa, Maria Eugenia, Pilar, Carmen, Emiliano e a quanti/e hanno dedicato il tempo della loro estate per noi.
Giancarlo Cavinato