RIDEF de reggio Emilia, Plenaria di apertura -21 LUGLIO 2014: "Città delle donne e bambine"
Pilar Fontevedra Carreira, presidente FIMEM (Traduzione: Mª Teresa Roda)
Per introdurre il tema della “Città delle donne” qui, in Italia, desidero iniziare ricordando la veneziana Cristina de Pizan ( de Pisan, di Pisa) che, nel 1405 ha scritto “ La città delle signore” . In questo libro, sostiene che la natura femminile è adatta , come la maschile ad essere dedita ad attività di varia specie tra queste, quelle intellettuali tipiche dello spazio pubblico.
CITTA’ E CITTADINANZA
La vita della città, intesa sia come intreccio ed insieme di elementi: strade e piazze, che come infrastrutture utili alla comunicazione (stazioni dei treni e degli autobus), aree commerciali, sedi culturali, vale a dire spazi ad uso collettivo, la vita della città è la vita dei suoi spazi pubblici.
Nel corso della storia, le donne hanno sempre avuto difficoltà ad essere accettate nello spazio pubblico, difficoltà che si sono conservate fino ai nostri giorni.
LA CITTA’ COME SPAZIO DI SOCIALIZZAZIONE
L’organizzazione spaziale ed i contenuti della città (elementi urbani, edifici, forme, materiali…) sono elementi mediante i quali si promuove la socializzazione delle persone. Le città sono una fonte di risorse che offre la possibilità di inserimento sociale lavorativo e culturale e, a volte sono strumenti di costruzione delle nostre identità. Le opportunità ed i beni della città, non sempre ugualmente accessibili a tutti nello stesso modo, sono imprescindibili per lo sviluppo di una sensibilità, di una coscienza e pratica di cittadinanza.
La percezione dello spazio e l’identità di genere , sono risultati di un complesso di costruzione sociale, di attribuzione di significati e valori che si pongono all’incrocio tra molte relazioni.
Alessandra Massolo, ci dice nel suo libro “Donne e città” ….“ Lo spazio costruito, delimita , modella, condiziona o potenzia le distinte interrelazioni ed azioni che esplicano uomini e donne dentro a questo supporto materiale”
L’interazione tra comportamento e spazio fa si che per un verso lo spazio definisce le persone che lo occupano, per l’altro, la stessa presenza delle persone, determina la natura dello spazio. Il differente modo di occupare tale spazio diventa fondamentale per la definizione dell’identità sociale di uomini e donne.
VIOLENZA CONTRO DONNE E BAMBINE
Sia che camminino per le strade di una città, che viaggino per mezzo di trasporti pubblici, o vadano a scuola, sia che vendano dei prodotti al mercato, le donne e le bambine vivono costantemente il rischio di molestia (abuso) sessuale e violenza.
“ Non c’è una sola città o paese del mondo in cui donne e bambine vivano senza paura di violenza. Nessun leader politico può garantire : “Questo non succede nel mio cortile retrostante”. (Michelle Bachelet ex direttrice esecutiva dell’Onu ed attuale presidente del Cile).
RIAPPROPRIAZIONE DELLO SPAZIO
Le strade, i parchi ed in generale, tutti i luoghi pubblici, sono usati soprattutto dagli uomini e rappresentano la visione maschile dell’attività commerciale, sportiva o ricreativa, allontanando le donne dalla frequenza di questi luoghi preferendo che optino per spazi chiusi come centri commerciali per le spese, la palestra per l’esercizio fisico, il giardino di casa per entrare in contatto con la natura. Questo domino maschile dello spazio pubblico continua a perpetuare il ruolo delle donne relegandole all’ambito domestico della propria casa.
Nelle scuole, sono state realizzate numerose ricerche su questo tema, a partire dagli anni ’90 del secolo passato. A Barcellona questi studi sono stati condotti da Marina Subirats ed hanno potuto dimostrare che i cortili delle scuole non sono per nulla luoghi neutri o liberi. In questi luoghi è possibile verificare un uso diseguale degli spazi; infatti, i ragazzi che fanno giochi maschili occupano il centro del cortile lasciando liberi i margini per le ragazze e per quei bambini che eseguono giochi catalogati come “femminili” così che le bambine devono cercarsi il loro spazio per i loro giochi.
CONCLUSIONE
Il modo in cui si costruiscono le città non è neutro. Se, al momento della progettazione non si tiene conto di tutte le necessità dell’essere umano e si attribuisce valore solo alle richieste del lavoro produttivo, lo spazio urbano non sarà a disposizione di tutto. La partecipazione della cittadinanza concernente le questioni urbane oltre ad implicare chiarezza nell’elencare i bisogni, implica la corresponsabilità nella cura dell’ambiente cosa che favorisce un sentimento di appartenenza al luogo.
Pianificare una città mettendo a fuoco una visione di genere non significa soltanto porre attenzione alle necessità femminili ma anche curare la sostenibilità, la sicurezza; avendo presenti i bisogni anche di altri gruppi sociali come bambine e bambini, anziani, portatori di handicap.
La qualità della vita di tutti non può dipendere solo da parametri economici ma anche da quelli sociali.
Una città sicura per tutta la popolazione, sostenibile, rispettosa dell’ambiente, pianificata a misura delle esigenze di tutti e quindi anche di donne e bambine deve essere considerata un diritto umano.