LA PEDAGOGIA FREINET OGGI: IL CONTRIBUTO DEL MOVIMENTO ITALIANO
Il concetto di realtà dall’epoca di Freinet ad oggi è cambiato al punto di rendere non più adeguate le sue tecniche? In effetti più che di una realtà da conquistare da parte dei ceti subalterni oggi si tratta di una realtà da significare-
La realtà fino a qualche decennio fa era ritenuta certa e definitiva, una e unica, la sua esistenza oggettiva non veniva messa in dubbio. Era pensata come luogo dell’azione dell’uomo che trasforma il mondo: qualcosa da affrontare, da cambiare. L’azione era il motore e lo stimolo primo al conoscere. Oggi si pensa a una realtà da interpretare, significare, in cui sono presenti diverse visioni della realtà e del mondo: ognuno è chiamato a dare senso alla realtà..
Se le tecniche Freinet erano adeguate e funzionali alla diffusione delle idee, alla coscientizzazione, alla comunicazione, oggi la lettura della realtà si rivela complessa, problematica, mutevole secondo i punti di vista e le mille sfaccettature di senso.
A questa complessità hanno messo mano per contribuire a decodificarla le grandi rivoluzioni paradigmatiche che hanno attraversato il 900:
* la psicanalisi
* la nuova fisica
* l’antropologia culturale, le scienze umane
* la storia delle Annales ( le durate)
* lo strutturalismo
* l’ecologia dell’ambiente, l’ecologia della mente
* le teorie dei sistemi e della complessità
* l’epistemologia genetica
L’elenco potrebbe continuare con molte altre ramificazioni dei nuovi campi del sapere e della ricerca.
Sono quindi cambiate e cambiano le modalità di conoscenza, e quindi i concetti di spazio e tempo, realtà e astrazione ( come evidenziano le neuroscienze, la ricerca sull’organizzazione spaziale e sulla visione, il neocognitivismo,...) che influenzano sia la comunicazione e la modalità di apprendimento (come apprendono i nativi digitali?) sia le teorie psicopedagogiche, che le idee sul mondo, la cultura, l'ambiente. le dinamiche di innovazione sociale...
La pedagogia Freinet mantenendo l’essenza della sua visione pedagogica e umanistica e del suo afflato per il riscatto dei ceti più umili ( la ‘pedagogia popolare’), ha bisogno di aprirsi alle nuove realtà e al moltiplicarsi sempre più accelerato delle conoscenze oggi disponibili.
Il MCE si è costantemente interrogato su come conciliare le nuove correnti di pensiero e i relativi spiazzamenti e ribaltamenti nei modelli di conoscenza e negli assetti disciplinari con il portato sostanziale della pedagogia Freinet senza snaturarla, trovando significative coincidenze.
Ad esempio fra il principio di indeterminazione di Heisenberg, che ha messo in discussione l’oggettività e la presunta neutralità della scienza, evidenziando il ruolo del soggetto osservatore nel modificare l’oggetto osservato, e la critica di Freinet a una scienza accademica asettica e chiusa in se stessa.
Oppure fra gli apporti dell’antropologia culturale nello sfatare la mitologia della razza e nella critica all’eurocentrismo e all’etnocentrismo e l’attenzione di Freinet alle diversità culturali, alle soggettività, alla cultura popolare rispetto al peso della cultura dominante.
O ancora fra la recente scoperta del ruolo dei neuroni specchio che evidenzia come l’individuo sia naturalmente predisposto all’intersoggettività e la funzione che Freinet assegna alla cooperazione e alla solidarietà e alla co-costruzione delle conoscenze.
Come pure l’utilizzo delle tecnologie multimediali: lo spirito di Freinet nell’utilizzare quelle del suo tempo era alternativo e rivoluzionario. Oggi alcune di quelle tecniche sono state sostituite con media più moderni e potenti, ma lo spirito deve rimanere lo stesso. Insegnare l’uso delle tecnologie al servizio dell’uomo e non il contrario è la vera sfida alternativa per fornire strumenti critici ai “nativi digitali”.
Il MCE ritiene pertanto che vi sia continuità e sintonia fra le proprie proposte metodologiche e didattiche e l’invito costantemente ribadito da Freinet e messo in pratica da vari suoi collaboratori e studiosi ( P. Le Bohec, H. Go, Ph. Meirieu,…) in diversi paesi circa l’apertura a nuove istanze, esigenze, al mondo della ricerca.
Di Freinet in particolare ci sembrano tuttora vitali e importanti i seguenti aspetti:
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partire dal bambino: il soggetto che apprende al centro dei processi di insegnamento/apprendimento ( cfr. le invarianti)
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il metodo naturale, il tâtonnement
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l’apprendimento cooperativo
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l’organizzazione democratica della classe, le sue istituzioni ( il consiglio,…)
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la pianificazione condivisa del lavoro scolastico con l’assunzione di responsabilità da parte dei soggetti che la messa in atto del piano comporta
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la pluralità dei materiali e delle fonti a fronte dell’univocità del libro di testo
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lo spazio all’espressione, alla parola
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l’esercizio diretto della democrazia come costruzione della cittadinanza
mentre la scansione rituale delle attività in base a forme tipiche di una diversa organizzazione sociale (il mondo agricolo e operaio della prima metà del ‘900; si pensi ai ‘Detti di Matteo’ con l’appello costante al ‘buon senso’) ci sembrano francamente superate o da integrare con sempre nuovi apporti ( il socio-costruttivista, l’apprendistato cognitivo, la zona prossimale di sviluppo, la progettazione per sfondi integratori, la psicomotricità, l’animazione, le attività di simulazione e i role-playing,…).
Accogliere e riconoscere questi apporti connettendoli alla pedagogia Freinet, sviluppandoli parallelamente, ci sembra faccia bene al movimento di scuola moderna nel suo
complesso e potrebbe favorire il confronto e la convivenza con altre proposte ( il mondo anglosassone, il Portogallo, per fare due esempi).
Alla RIDEF di Reggio Emilia il MCE ha cercato di esemplificare con alcuni ateliers tale rielaborazione.
In particolare i laboratori
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“Collana MCE’
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Grundtvig
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Astronomia in città
hanno presentato una gamma di possibili attività e direzioni di ricerca, ma, soprattutto, una metodologia di conduzione che definiamo di animazione.
Fra i contenuti e i campi di ricerca che il MCE ha introdotto nella sua pratica segnaliamo, in quanto sono risultati più ‘estranei’ e spiazzanti rispetto alla pedagogia Freinet classica:
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il ruolo dell’educazione corporea in tutte le attività
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la storia personale, familiare (gli alberi genealogici), generazionale
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l’immaginario come serbatoio di conoscenze
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la metafora
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la teoria della cultura (in senso antropologico)
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una pedagogia della narrazione
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l’educazione ai futuri alternativi
Altre diverse proposte circolate nei nostri movimenti sono vicine a queste e rappresentano anch’esse delle varianti rispetto allo schema originario della classe Freinet.
Dalle proposte sugli alberi delle conoscenze e sulla matematica naturale francesi alle co-biografie e alla scrittura collettiva di Le Bohec, dal taller del corpo al ‘narrastorie’ spagnoli, ai contenuti di diversi laboratori messicani, brasiliani, giapponesi.
In molte di queste proposte ravvisiamo affinità da coltivare per scambiare, conoscerci, arricchire e affinare i percorsi.
Occorre mescolarsi maggiormente, definire occasioni di confronto e di scambio.
Giancarlo Cavinato