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Inviato da Sylviane Amiet il 08/01/17 – 08:35

 

POLLICINO SCAPPA SOTTO LE BOMBE

 

Ci commuovemmo vedendo l’immagine di Aylan, morto sulla spiaggia turca, ci commuovemmo vedendo il bambino ricoperto di terra e fango salvato miracolosamente dai soccorritori il cui sguardo smarrito ci interrogava.

La commozione dura lo spazio di un giorno ma i bambini continuano a scappare, a morire, a finire in mano ai trafficanti.

L’orrore di Aleppo è forse la più grande tragedia umanitaria dall’inizio del conflitto siriano, con migliaia di persone intrappolate nell’inferno e la comunità internazionale che rimane inerte. 

Vittime soprattutto i civili: donne, uomini e bambini disarmati che stanno pagando un prezzo altissimo in un conflitto che pare senza fine. Oltre mezzo milione di morti dal 2011 e la metà della popolazione  costretta a lasciare il Paese ricevendo, il più delle volte, un’accoglienza indegna in Europa.

Una guerra presentata  semplicisticamente come di “tutti contro tutti” per mascherare gli interessi strategici e le politiche di potenza in un’area la cui instabilità è funzionale a chi si arricchisce con l’industria bellica e con l’accaparramento selvaggio delle risorse. Le atrocità di Daesh, il fondamentalismo  jihadista, che nega ogni libertà, l’arroganza militare e politica di Assad e dei suoi alleati, la Russia in primis, le ambiguità di Stati Uniti e Turchia sono le facce di un’unica grande guerra, combattuta in primo luogo dalle multinazionali e dai potentati finanziari per l’esproprio delle risorse e che vede anche l’  Italia coinvolta nel rifornimento di armi a Paesi che finanziano direttamente il fondamentalismo , come l’Arabia Saudita, nel sanguinoso conflitto yemenita.

Dobbiamo scendere in piazza per chiedere di fermare l’orrore di Aleppo e la creazione immediata di canali umanitari per consentire alle popolazioni civili di rifugiarsi in luoghi sicuri. Chiediamo di fermare  la guerra, i bombardamenti ed i massacri che continuano a susseguirsi, il rifornimento di armi. Chiediamo  il rispetto dei diritti vitali, chiediamo all’Unione Europea di non ignorare la tragedia dei profughi e di rimettere in discussione il Trattato con la Turchia che consente a quest’ultima di gestire i flussi migratori dall’Asia verso l’Europa.

Come in ogni tragedia sono i bambini e le bambine  a pagare il prezzo più alto. Bambini e bambine uccisi, feriti, orfani, in fuga, senza acqua, senza cibo, senza scuola.

Rendono meno dignitosa la vita di ciascuno di noi, segnata dalla vergogna di non averli protetti.

I bambini di Siria, vittime della Storia e dell’indifferenza degli adulti, ci interrogano. Interrogano soprattutto noi che, come educatrici e educatori, abbiamo spesso cercato le tracce di “Pollicino nella storia” ritrovando tragedie che mostravano bambini e bambine deportati, chiusi come schiavi nel lavoro delle fabbriche  e delle miniere, orfani, approdati da soli sulle nostre coste.

La storia non dovrà vederci spettatori passivi di fronte alla tragedia dei bambini e delle bambine di Siria.                                               

 

                      MOVIMENTO DI COOPERAZIONE EDUCATIVA ( M.C.E.)